Nella notte i Carabinieri di Venezia, al termine di prolungata e complessa attività d’indagine denominata “Camaleonte”, hanno localizzato nella Provincia di Venezia e, grazie ad un costante supporto informativo da parte della Direzione Centrale della Polizia Criminale presso l’Interpol di Roma e di Valona (Albania), tratto in arresto un pericoloso latitante Hamiti Fatmir, 53enne, nato a Valona (Albania), colpito da mandato di cattura internazionale, emesso da quella autorità Giudiziaria, poiché condannato alla pena di anni 18 di reclusione per l’omicidio del connazionale Kalemi Krenar, commesso il 22.06.1995 a Valona (Albania).
All’epoca, Hamiti Fatmir, poliziotto in forza all’ufficio immigrazione di Valona (Albania), esplodeva verso la vittima 5 colpi con la propria pistola di ordinanza, a seguito di una lite nei pressi del Tribunale di quella città.
Tratto in arresto e poi condannato, dopo aver scontato solo uno dei 18 anni di reclusione, nel 1996, Hamiti Fatmir si era reso protagonista delle cronache di quel Paese per essersi dato alla latitanza dopo una clamorosa fuga, durata ininterrottamente sino ad oggi.
Nell’ambito dello scambio info-investigativo con il collaterale Ufficio Interpol Albanese, per il tramite della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Venezia, entrati in possesso di informazioni e documenti albanesi, risalivano i vari momenti di rilascio dei documenti di identità italiani per arrivare a ricostruire la nuova identità e soprattutto l’attuale aspetto del latitante, anche grazie alla collaborazione del RIS.
Veniva, pertanto, pianificata ed organizzata una prolungata attività di monitoraggio della comunità albanese della provincia fino ad individuare i parenti del latitante e, analizzando i contatti e le frequentazioni, arrivavano all’individuazione, localizzazione e conseguente cattura.
Terminava così la latitanza di 18 anni, 13 dei quali vissuti da Hamiti Fatmir sotto falsa identità, conducendo una vita personale, relazionale e lavorativa assolutamente comune ed al disopra di ogni sospetto. Ormai dovrà solo attendere l’estradizione e rispondere di quel fatto alla giustizia albanese.