Centrale Enel Fusina, nuovo progetto Iuav: parla il rettore Alberto Ferlenga

Fusina ha bisogno di un nuovo progetto per la propria centrale Enel. Le parole chiave sono sostenibilità e ridefinizione archeologica

In questa nuova puntata de La Voce della Città Metropolitana, Maria Stella Donà intervista Alberto Ferlenga, rettore dell’Università Iuav di Venezia intorno alla centrale Enel di Fusina. Come integrarla nel tessuto sociale? Come ricrearne l’immagine? Iuav è stata incaricata per scegliere il progetto migliore e un buon bando è una premessa fondamentale per realizzare un grande lavoro.

Ci potrebbe parlare del progetto della centrale Enel?

Noi ci occupiamo di architettura, urbanistica e ambiente. il luogo in questione è molto controverso e per attuare un processo di riconversione era necessario attuare politiche lungimiranti e positive fin dall’inizio. La scelta virtuosa consiste nell’aver deciso che il bando fosse la miglior premessa per avere un buon progetto.

Il nuovo progetto è innovativo umanamente e ambientalmente?

Noi cercavamo una risposta a una riconversione green per il futuro. L’idea era di creare una struttura meno lesiva per le persone e l’ambiente. La centrale Enel, inoltre, si vede quando si entra verso Venezia, è un landmark, e deve figurare bene anche in quest’ottica.

A livello architettonico, infine, è stata adeguata a tutte le necessità contemporanee e alle tecnologie attuali. Ma la struttura è pensata anche per questioni più ampie, più umane, come sale riunioni o un parco, ad esempio. In generale si può parlare di una ridefinizione archeologica e di diffusione di vari aspetti.

Per evitare il degrado possono essere introdotte case e attività nella zona?

È chiaro che questo tema si affronti da più punti di vista. Nel bando è stato pensato come un luogo aperto e non chiuso, come se fosse una zona militare, solamente lavorativa. A ciò contribuiscono anche gli aspetti di rinnovamento sopra citati.

Qual è il futuro per l’urbanistica?

“Si è persa l’idea che lo sviluppo della città sia fatto a partire dalla zonizzazione, secondo cui ci sono aree commerciali, residenziali, universitarie, industriali eccetera. Ora sta prevalendo l’idea della mixité, ovvero la possibilità di avere più presenze di tipo diverso assieme, salvaguardano l’impatto ambientale. Specie per chi abita in prossimità di impianti industriali.”

Può essere una conseguenza dell’attenzione e del progresso delle energie pulite?

“Questo è un aspetto importante. Da una parte c’è la riconversione della centrale Enel, che cambia la sua natura e che si pone in un rapporto più salutare con l’ambiente circostante. Dall’altra parte c’è anche l’idea che un’area come questa possa diventare un luogo di divulgazione dei sistemi diversi di attuare il rapporto con l’ambitene. E questo chiaramente ha ancora più rilievo in una zona fragile come quella lagunare.

Non è solo di per sé la centrale che cambia il suo motore, ma diventa un’area dove il rapporto con l’ambiente e le energie nuove diventi di pubblico di dominio, un esempio di formazione. Ma per fare questo deve essere uno spazio aperto.”

Cosa ne pensa delle torri di Mestre?

“Non ho nulla contro le torri, non credo che ci siano delle tipologie cattive o buone di edifici. Ma nel momento in cui si prefigura un edificio di così forte impatto come una torre è importante definirne “l’intorno”, l’area che la circonda. ”

“il problema non è tanto la bellezza in sé di una torre, quanto in che modo influisce sul contesto, che deve funzionare assieme ad essa. Non è pensabile, specie con interventi così forti, considerare il progetto “pezzo per pezzo”.

Attraverso una dimostrazione pratica di interazione positiva, bisogna dimostrare che la torre non è un elemento autoreferenziale, ma un elemento che aiuti il miglioramento della città. Non sempre è facile né possibile, ma è fondamentale, è una considerazione che non si può lasciare al dopo”.

Un’idea di come la torre potrebbe interagire col quartiere?

“Ho sempre un po’ di dubbi sul tema delle torri isolate. Queste, storicamente, non sono mai state pensate nelle città in un tema isolato. L’esempio di Manhattan è tipico. Si tratta di un insieme di torri che di per sé fa una parte di città. La presenza di una torre singola attribuisce a quell’edificio un peso molto più forte, per cui bisogna essere ancora più attenti a capire quali siano i rapporti che vengono influenzati da essa”.

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