Due concerti importanti ieri sera: Cesare Cremonini ha entusiasmato la sua Bologna al Dall’Ara, mentre a Roma i Pearl Jam hanno sposato la causa di Saviano.
Ieri sera Bologna ha ospitato, allo stadio Dall’Ara – riempito da 40 mila persone – uno dei suoi figli, Cesare Cremonini, cosa che non succedeva dal 1979 quando Lucio Dalla si esibì in coppia con Francesco De Gregori, nel tour “Banana Republic”.
Nell’ultima tappa del suo breve tour negli stadi l’ex Lunapop ha sciorinato una rodata scaletta a prova di bomba: due ore e mezzo di successi equamente divisi per accontentare tutti, dai fan sul prato agli ospiti in tribuna, amici dello sport come Valentino Rossi, colleghi (Lo Stato Sociale) e politici, l’assessore Matteo Lepore.
Partito con due canzoni dell’ultimo album, la title track “Possibili scenari” (QUI a San Siro) e l’ultimo singolo “Kashmir-Kashmir”, ha poi tirato fuori alcune delle sue hit: “Il comico (Sai che risate)”, “La nuova stella di Broadway”, “Lost in the weekend”, “Buon viaggio”, prima di arrivare a una versione voce e piano di “L’anno che verrà” di Dalla. Gran finale con “Un giorno migliore” e la promessa: «Qualcosa mi dice che ci rivedremo in giro».
Sempre ieri sera, all’Olimpico di Roma, grande sorpresa e applausi a scena aperta quando, nella seconda metà del concerto, i Pearl Jam hanno inserito una cover di “Imagine” di John Lennon. Sorpresa non tanto per la canzone (già eseguita almeno una quindicina di volte), ma perché mentre la stavano suonando sul mega schermo alle loro spalle sono apparsi gli hashtag #apriteiporti e #saveisnotacrime.
In pratica la band ha ripreso lo slogan ed il logo lanciati qualche giorno fa da Roberto Saviano su Twitter (un cerchio arancione, sostenuto da quattro mani di diversi colori: rosa, bianco, nero e giallo), in aperta polemica con le tesi sostenute dal Ministro degli interni Matteo Salvini.