CGIL Veneto: il segretario Christian Ferrari su vaccini e lavoro

Minacce e offese continue dai no vax: lo denuncia nella sua pagina facebook oggi Luca Zaia nel giorno della protesta nelle stazioni e del rientro degli insegnanti a scuola. Ne parliamo con il segretario regionale della Cgil Veneta Christian Ferrari

In questa nuova puntata di La Voce della Città Metropolitana, ospite Christian Ferrari, segretario regionale Veneto della Cgil Veneto.

Oggi abbiamo con noi il segretario regionale Veneto della CGIL, Christian Ferrari, e non potevamo non averlo in una giornata di particolare tensione come quella di oggi. I no-vax hanno annunciato che avrebbero bloccato 52 stazioni in tutta Italia, tra cui Mestre, Treviso e Padova. Inoltre oggi, 1 settembre, si tratta del giorno in cui gli insegnanti hanno ripreso ad andare a lavorare, con l’inizio delle lezioni previsto per il 13 settembre. A questo va aggiunta la situazione relativa ai medici, che completa così un quadro di grande stress per il mondo del lavoro e delle imprese.

Sono diversi quelli che non intendono vaccinarsi, mentre sia industrie sia sindacati chiedono che sia introdotta l’obbligatorietà del vaccino. Grazie a Christian Ferrari per essere qui, da dove cominciamo?

“Possiamo cominciare innanzitutto dalla preoccupazione rispetto a una deriva che il movimento no-vax sta assumendo in questi ultimi giorni. Stiamo assistendo con grande apprensione a un crescendo di atti in certi casi violenti ai danni di personale lavorativo, come giornalisti e medici, e anche di forze politiche. Stiamo assistendo a modalità di manifestazione illegali, che arrivano ad esempio a bloccare opere di servizio pubblico come la mobilità e che vanno ben oltre il pur sacrosanto diritto di manifestare.

Colgo allora l’occasione per condannare questi atti e soprattutto per ribadire un messaggio molto chiaro: occorre vaccinarsi. Il vaccino è la soluzione più capace di tutelare la nostra salute e di farci uscire da questa situazione di emergenza pandemica” ha detto Christian Ferrari della CGIL del Veneto.

Grazie, ci sembra chiaro che questa sia la posizione del sindacato. Alcuni tuttavia leggerebbero un certo doppiogiochismo nel legittimare le manifestazioni dei lavoratori del trasporto pubblico, che allo stesso modo bloccano i servizi ferroviari, e nel condannare invece quelle dei no-vax.

Come risponderebbe a queste presunte accuse?

“Mi permetto di dire che c’è però una distanza siderale tra lavoratori che rivendicano il rinnovo di un contratto di lavoro, che nel pieno rispetto delle regole e nella tutela dei servizi essenziale agiscono all’interno delle maglie della legalità per rivendicare i propri diritti, e invece una manifestazione mai autorizzata atta ad affermare un principio anti-scientifico e dannoso per la società come per i manifestanti stessi. Si tratta di due cose che non possono nemmeno essere accostate.”

Eppure, se pensiamo alla questione mense, voi come sindacato difendete in qualche modo i lavoratori che non intendono vaccinarsi all’interno dei propri posti di lavoro.

“Il punto di partenza di questa posizione è stato un provvedimento confuso arrivato all’improvviso in pieno agosto, in cui non siamo stati in nessun modo coinvolti da parte del governo. Governo che ha inserito, a mio parere in modo anche contraddittorio, l’obbligo di Green Pass solo per accedere ai locali delle mense, permettendo poi nelle restanti 8 ore di lavorare senza bisogno di alcun certificato. Noi abbiamo criticato  in primo luogo queste scelte in quanto capaci di ricadere sulle condizioni di lavoro” ha detto Christian Ferrari della CGIL del Veneto.

“Queste scelte andrebbero in maniera concreta annunciate in seguito a un confronto e a un coinvolgimento delle parti sociali. Oggetto di critica è stata inoltre la parzialità di questo provvedimento. È evidente che in queste settimane stiamo cercando di gestire le conseguenze di queste improvvise decisioni del governo, che comportano non pochi problemi. Di garantire delle modalità alternative di fruizione della mensa a quei lavoratori che siano rispettosi della dignità umana e delle condizioni di sicurezza.”

E di quali soluzione parla concretamente? Abbiamo visto tutti le foto di quei poliziotti che hanno deciso di mangiare sulle scale ai piedi della mensa.

“Abbiamo infatti immediatamente chiesto come CGIL, CISL e UIL un incontro ai ministri Orlando e Speranza per cercare quelle soluzioni che prima di questa norma non siamo riusciti a trovare. Nel frattempo stiamo cercando molto concretamente di garantire condizioni dignitose. In alcune realtà, se parliamo di mensa ci riferiamo a una porzione limitata del mondo del lavoro, cioè di quelle mense aziendali all’interno di grandi posti di lavoro, di industrie e di quel mondo detto del lavoro strutturato.

In molti contesti si stanno predisponendo dei locali esterni al perimetro delle mense per garantire anche a quei lavoratori che non sono ancora in possesso di Green Pass in condizioni di piena dignità. Sono convinto che non sia interesse del governo confinare i lavoratori in un sottoscala o per strada a consumare il proprio pasto. Servono buon senso e concretezza, in un momento come questo” ha detto Christian Ferrari della CGIL del Veneto.

Certo. Potrebbe allora spiegarci più chiaramente il principio per cui la CGIL promuove l’obbligatorietà del vaccino, ma allo stesso tempo difende i no-vax?

“Non ci risulta la presenza di no-vax sul luogo di lavoro, anzi semmai risulta che il mondo del lavoro abbia ormai raggiunto un tasso di immunizzazione superiore a quello della media nazionale. Non abbiamo dati a riguardo, ma anche dove li abbiamo -ad esempio per il mondo della scuola- si è fatta quasi una criminalizzazione degli insegnanti nelle ultime settimane. Salvo poi scoprire che in quel contesto il tasso di vaccinazione era circa del 95%.”

Cosa facciamo di quel 5%?

“Quel 5% va vaccinato. Nei posti di lavoro noi lo stiamo dicendo da mesi. Se il virus poi tornerà nelle scuole non sarà colpa di quella percentuale di insegnanti non vaccinati, ma sicuramente degli studenti che per motivi di età o altro non sono ancora immunizzati. È necessario adottare un sistema efficace di sorveglianza, prevenzione e monitoraggio. Questi sono i problemi reali del ritorno a scuola in presenza, e ciò che può garantire un ritorno in piena sicurezza.”

A lei quindi risulta che questi problemi siano ancora ad oggi, giorno del rientro a scuola degli insegnanti, irrisolti?

“Assolutamente sì. Purtroppo è un inizio che ricalca quello dell’anno scorso. Non è stata imparata la lezione e non sono stati messi in campo i provvedimenti necessari riguardo gli organici, la logistica, gli spazi e le aule, i trasporti e la sorveglianza sanitaria. Questo è sicuramente un punto in cui la politica deve fare un salto di qualità.”

Lei poi a telecamere spente mi sollevava una questione costituzionale.

“Un dibattito durato tutto il mese di agosto ha tentato di dipingere il sindacato come vicino all’ambiente no-vax o altro. Per questo ci tengo a fare chiarezza: noi fin dall’inizio di questa pandemia abbiamo sempre tenuto una posizione avanzatissima per affermare il principio della precedenza della salute su qualsiasi altra esigenza economica. Siamo arrivati persino a chiedere di chiudere le fabbriche nel momento di massima emergenza. Abbiamo inoltre sostenuto la campagna vaccinale come qualcosa di necessario e fondamentale e a promuoverla nei posti di lavoro come diritto e dovere di tutti. Quando ad aprile c’era la possibilità di far partire la campagna vaccinale all’interno delle stesse aziende, moltissime si sono poi tirate indietro.”

Come mai molte imprese si sono tirate indietro?

“Molto probabilmente perché ad un certo punto l’esigenza iniziale era quella di portare la precedenza alla popolazione produttiva, sfruttando il vaccino come strumento di competitività. Sicuramente una campagna vaccinale nei posti di lavoro avrebbe avuto un fortissimo messaggio ed impatto a livello sociale e politico.

Avrebbe risparmiato molte discussioni strumentalizzate dell’ultimo periodo. Alcune realtà, autonomamente, si sono auto organizzate e hanno dato una grande prova di responsabilità. Hanno inoltre messo a disposizione i loro spazi per le vaccinazioni aperte a tutta le comunità.”

“Ci tenevo poi anche a chiarire ancora una volta la posizione sull’obbligo vaccinale. La Cgil è favorevole al vaccino senza se e senza ma. È favorevole all’introduzione di un obbligo di vaccinazione generalizzato, ma a due condizioni. Nel rispetto dell’art.32 della Costituzione che venga emanato come legge o decreto e in secondo luogo come misura che si aggiunga e non sostituisca i precedenti protocolli e cautele. Ci dobbiamo vaccinare ma dobbiamo continuare negli ambienti di lavoro a portare la mascherina, a rispettare il distanziamento sociale e a sanificare.”

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