Christian Ferrari: le morti sul lavoro aumentano del 22%

La Cgil da giorni ha lanciato l'allarme contro le morti bianche e gli incidenti sul lavoro in aumento soprattutto nel Veneto. Cosa sta accadendo nella nostra regione? Ne parliamo con il segretario generale della Cgil Regionale

Siamo in collegamento con Christian Ferrari, che è il Segretario Generale della CGIL del Veneto. Una figura apicale, storica del mondo del sindacato della regione che cercato, in qualche modo di farsi sentire in un momento in cui stanno riprendendo le morti bianche, le morti sul lavoro in un modo così ridondante. In un modo che nessuno si aspettava. in un momento in cui bisognerebbe andare sempre più verso la sicurezza. Quindi ne parliamo con lui perchè, insomma, il sindacato sta incominciando davvero a mettere mano a questa cosa salendo sulle barricate. Allora grazie per questo collegamento Christian Ferrari.

Innanzitutto possiamo anche ricordare un po’ di dati su quanti morti ci sono stati da quando l’attività è ripresa dopo il lockdown.

“Beh, i dati del 2021 che è stato l’anno del rimbalzo e della ripresa produttiva particolarmente accentuata anche nella nostra regione, son stati pubblicati dall’INAIL proprio nei giorni scorsi. Ci parlano di un’emergenza drammatica che attraversa soprattutto il Veneto. Noi abbiamo registrato in tutto il 2021, questo ci dice l’INAIL, infortuni mortali per ahimè 105 lavoratrici e lavoratori che sono morte nei luoghi di lavoro. Soprattutto in termini percentuali, abbiamo registrato un’impennata del 2021 rispetto all’anno precedente del più 22%. Attenzione, molto spesso si pensa ‘vabbè, ma il confronto sul 2021 e il 2020 che è l’anno del lockdown, è un confronto diciamo poco credibile.’ Ma il tema è un altro, il tema registra nei confronti di questi due anni un più 22%. La media nazionale complessiva si flette del meno 4%. Questo ci dice che abbiamo un problema, complessivamente in Italia sicuramente, ma particolarmente nella nostra regione.”

Ecco, ma Christian Ferrari, questo perchè nella nostra regione è ripartita meglio che nelle altre regioni? Durante il lockdown il Veneto ha perso più delle altre regioni, ma ora sta riprendendo con l’export in particolare e quindi anche per questo c’è stato un aumento delle morti oppure c’è proprio una minore attenzione sulla sicurezza sul lavoro?

“Ci sono delle cause contingenti e delle cause strutturai. La causa contingente è quella che diceva lei, noi abbiamo vissuto un anno di forte rimbalzo dell’economia che ha spinto le aziende ad intensificare i ritmi produttivi di lavoro e i carichi di lavoro per tener testa, per così dire, alle commesse, agli ordini e alla domanda di beni e servizi che sono ripartite nei mesi scorsi. L’esempio più pragmatico da questo punto di vista è il settore dell’edilizia. Spinto ed incentivato dai vari bonus ed incentivi del 110%, ha registrato una forte ripartenza e però, anche qui, con modalità che producono delle contraddizioni.”

“Ne cito solo due: da un lato l’esplosione delle nuove aziende edili, registrate nelle nostre camere di commercio. Sono apparse dalla sera alla mattina migliaia e migliaia di nuove aziende, senza storia precedente, senza esperienza e molto spesso anche senza le professionalità adeguate. Dall’altro, un altro elemento è stato la ricerca forsennata di mano d’opera da parte delle aziende di questo settore. Spesso il reclutamento di personale non sufficientemente professionalizzato è stato mandato velocemente, in fretta e furia, in cantiere a lavorare subito, per rispondere alla domanda di interventi di lavori che viene fatta in questo periodo. Questo ha impedito dei percorsi di formazione, in particolar modo sulla salute e sulla sicurezza.”

Continua Christian Ferrari: “Questo è sicuramente un dato contingente che ha determinato questo dato. Poi però ci sono delle cause strutturali che non riguardano il paese ma riguardano in particolare il Veneto. Le cito velocemente: innanzitutto un ampio ricorso al sistema degli appalti e subappalti. Ormai è diventato una sorta di nuovo modello d’impresa da molti anni a questa parte. Si scompongono i cicli produttivi, si affidano a terzi all’esterno delle parti, diciamo così, del processo produttivo. Però ahimè, spesso in una logica di compressione dei costi. Il principio del massimo ribasso che poi a caduta arriva principalmente sul costo del lavoro il rischio che appunto dei costi come quelli della sicurezza siano i primi ad essere vittima, per così dire, di questa ricerca di compressione.”

“La seconda, una precarietà dilagante del lavoro sul 2021 guardate il mercato del lavoro Veneto è ripartito oggettivamente ma da un punto di vista della qualità siamo messi peggio di prima. Su cento assunzioni nuove in Veneto nel 2021, ben 83 sono state con rapporti di lavoro precario. La precarietà e la salute e sicurezza dei luoghi di lavoro è una contraddizione in termini. Il precario non ha quella continuità, non ha la possibilità di fare percorsi strutturati di formazione sulla salute e sicurezza. Se mi permette, anche spesso in una condizione di maggiore ricattabilità che gli impedisce anche di rivendicare dei diritti di base. Per esempio quelli appunto alla prevenzione o comunque ad essere messo in sicurezza. L’altra questione nota è una carenza di controlli e di vigilanza.”

Conclude: “Noi abbiamo un grande problema di organici, degli organismi ispettivi pubblici di sorveglianza e di prevenzione in particolar modo dei nostri sfisa. Questa è una battaglia storica del Sindacato Confederale che stiamo portando avanti da molti anni. Siamo riusciti ad aprire un tavolo con la Regione Veneto perchè dovremmo rinnovare il famoso piano strategico su salute e sicurezza. La prima richiesta che ha fatto il sindacato CGIL, CISL e UIL del Veneto è stata quella di un investimento per potenziare gli organici.”

“Anche perchè, nello stato attuale, in Veneto, quando va male un’impresa rischia una visita ispettiva ogni vent’anni. Il che, capisce  bene, non costituisce nessun elemento di deterrenza. Soprattutto, impedisce lo svolgimento di una funzione non tanto repressiva ma sopratutto preventiva che è necessaria. Infine una cattiva cultura d’impresa che considera molto spesso l’investimento su salute e sicurezza come un costo e non appunto come un investimento. Questo è un profilo culturale sul quale lavorare come sistema.”

Io parto dall’ultimo incidente che c’è stato a Marghera, pare che l’uomo che è precipitato da 4 metri da un’impalcatura non aveva l’elmetto. Allora, non aveva l’elmetto perchè lui non se lo è messo, dopo sono indagini che stano facendo la SPISAL. Ma facciamo un ragionamento, quando un operaio non ha l’elmetto è perchè lui si è rifiutato di metterlo, perchè è anche pesante lavorare con l’elmetto, non gli è stato dato, qualcuno ha cercato di risparmiare sull’elmetto, oppure qualcuno non gli ha detto che l’elmetto è fondamentale. Cosa accade in questi casi?

“Allora senza entrare  nel fatto specifico che non conosco nel dettaglio. Sembra che non avesse neppure l’imbragatura che è la cosa più grave. Se lavori a 5 metri non esiste che tu non sia assicurato appunto per evitare questo tipo di esiti drammatici. La questione è da un lato, una formazione della cultura della sicurezza che non va data per scontata, nemmeno nell’ambito del lavoro e dei lavoratori dipendenti e che va diffusa al più presto e il più possibile.”

“Dall’altro lato c’è la responsabilità del datore di lavoro e dei suoi preposti, non c’è nessuna giustificazione, di nessun tipo, perchè in un cantiere grande o piccolo che sia non siano applicate delle regole e misure di prevenzione che sono ben note. Messe nero su bianco. Se non è il lavoratore che ha lo scrupolo su sé stesso deve esserci il capo cantiere o il responsabile che vigila perchè tutti rispettino quelle regole.”

Allora Christian Ferrari, l’imbragatura quanto costa? E’ una questione di costi o è una questione proprio di mancanza di sensibilità?

“La questione dei costi è determinante. Perchè è evidente che le misure di prevenzione, i dispositivi di protezione e le cautele che devono essere messe in  campo per tutelare la salute nei vari contesti rappresentano anche dei costi. Noi abbiamo perso un intero ciclo di utilizzo di investimento gli anni scorsi da parte del sistema delle imprese complessivamente inteso che ha impoverito anche questo ambito. Evidente è che il punto parte dal destinare innanzitutto delle risorse aziendali.”

Capita spesso in varie aziende che non hanno fisicamente le imbragature oppure le tengono nell’armadio?

“Quando ci capita facciamo subito presente le imbragature  vengono applicate immediatamente. Non voglio presentare una situazione di Far West generalizzato. Noi abbiamo una parte di imprese che investe sulla sicurezza, che ha attivato tutte le procedure, il confronto e i canali di contrattazione e do coinvolgimento.”

Molto bello quello che sta dicendo Christian Ferrari, perchè passa altrimenti il messaggio che gli imprenditori veneti sono degli irresponsabili.

“No, non è un giudizio generalizzato. Ma bisogna parlarsi chiaramente, la struttura produttiva veneta, soprattutto quella più frammentata ha elementi di arretratezza che riguardano anche questo. Quando per stare sul mercato punti su una strategia di competizione nella compressione dei costi e degli investimenti è tutto evidente che apri anche a questo tipo di conseguenze. Questo non è un colpevolizzare il singolo piuttosto che un altro. Si tratta di quale strategia di prospettiva del sistema produttivo che vogliamo darci.”

Mi sembra di capire che dove il sindacato c’è si riesce a imporre perchè l’imprenditore risponde. C’è una maggiore vicinanza interna. Dove non c’è, invece, ci sono un sacco di piccole imprese dove il sindacato manca.

“Allora in quel caso siamo riusciti a costruire, penso e in particolar modo e voglio portarlo come esempio, al settore dell’artigianato, importantissimo per il nostro sistema produttivo. Il settore dell’artigianato ha nel tempo maturato degli strumenti alternativi evidentemente ad una presenza sindacale che nella piccola, piccolissima impresa non è possibile. Ma dotandosi ad esempio su un sistema bilaterale che investe moltissimo sulla prevenzione e che ha costruito anche delle figure come i rappresentanti per la sicurezza territoriale. Sono figure che a livello territoriale, provincia per provincia, istituiti da CGIL, CISL e  UIL, Confartigianato, CNA, Casa Artigiani e la rappresentanza datoriale, svolgono una funzione territoriale. Dobbiamo investire in questa direzione. Magari prendendo come esempio il settore dell’artigianato veneto come da estendere anche in altri ambiti.”

Certo, benissimo direi che abbiamo fotografato abbastanza bene la situazione. Speriamo che naturalmente ci ascoltino. Anche perchè va detto che quando succede una cosa grave e terribile, come la morte di un operaio per la stessa azienda inizia un percorso terribile. L’imprenditore viene processato, non passa tutto così molto semplicemente.

“Se mi permette lei fa benissimo a sottolineare questo aspetto. Non solo non è un costo, non solo è un investimento che protegge la salute dei lavoratori, ma è un investimento di prospettiva e futuro dell’azienda. Ha ragione lei. Quando succedono infortuni gravi, se non addirittura mortali, questo compromette anche il futuro e lo sviluppo di quella realtà produttiva. Quindi davvero il gioco non vale la candela.”

Certo, ho conosciuto imprenditori che sono rimasti segnati da questo e hanno dovuto chiudere non subito ma a distanza di qualche anno perchè sono stati processati. Talaltro poi è anche una questione psicologica, anche perchè nelle piccole aziende c’è anche un rapporto familiare con gli operai. Quando viene a mancare un operaio a cui hai lavorato accanto per anni e anni è come se avessi fatto un incidente stradale e avessi ucciso qualcuno.

“Ahimè hanno anche risvolti tragici sul piano extra-economico e produttivo chiaramente. Per questo è interesse convergente di tutti fare di tutto per mettere in sicurezza i nostri posti di lavoro” ha concluso Christian Ferrari.

Exit mobile version