Ospite a La Voce della Città Metropolitana di Maria Stella Donà, Clark Manwar: il portavoce della comunità bengalese veneziana. Sono anni che la comunità bengalese vive dei problemi nei rapporti con la città. È stata nel mirino delle baby gang e molti commercianti bengalesi sono stati presi di mira da atti di vandalismo. Oltre a questo, anche il discorso del covid si è abbattuto sulle loro attività.
Avete paura che i ragazzi possano agire in maniera eccessiva?
“Assolutamente sì. Se guardiamo l’ultima aggressione ai due bengalesi, ci sono state gravi conseguenze: sono stati ricoverati in ospedale.
Non si tratta di un caso isolato ma le aggressioni si susseguono con molta frequenza. La comunità è ormai stanca di questa situazione. Se torniamo alla marcia del 2015, che veniva dopo anni di violenze continue e gratuite, abbiamo avuto importanti reazioni da parte della polizia che ha individuato le baby gang”.
Ormai sono passati 6 anni, le baby gang non sono più baby
“Le baby gang sono cresciute ma sono arrivate altre generazioni che magari sono più aggressive e le violenze continuano”.
Ci sono stati episodi recenti?
“Sì. Dal mese di maggio fino a oggi ci sono stati casi a Mestre e a Marghera: furti e insulti gratuiti. Sono 4 o 5 i casi rilevati”.
Perché vi prendono di mira? Siete più esposti?
“Il popolo bengalese è molto pacifico, vive e lavora senza dare fastidio a nessuno continuando a crescere anche commercialmente.
A Fincantieri lavorano quasi 3000 persone, a Venezia, nei locali, il 90% dei dipendenti sono bengalesi. Al popolo bengalese piace stare in tranquillità e questo è visto dalle altre persone aggressive non è ben visto. Cercano di minare la nostra pace”.
Non aggrediscono etnie che magari sanno che sono più violente
“Esattamente, è proprio così”.
Avete preso contatti con le forze dell’ordine?
“Sì, abbiamo chiamato la prefettura e la questura per attuare delle misure per queste violenze. La situazione sta andando fuori controllo”.
Durante il Covid avete sofferto, essendo soprattutto nel settore del commercio e degli alberghi, no?
“Sì, sicuramente perché io sono un albergatore, quindi conosco bene la realtà. Con l’acqua alta dal novembre del 2019 fino ad oggi siamo rimasti praticamente fermi. I dipendenti bengalesi che lavorano nella città metropolitana veneziana sono numerosi, quindi è una difficoltà continua.
Cerchiamo di uscirne sia noi imprenditori, sia le persone che lavorano. Andiamo avanti, però chiediamo allo Stato, alla Provincia, al Comune di tenere conto di questa situazione che stiamo vivendo”.
Vi state integrando?
“Assolutamente sì. Ogni giorno cerchiamo di perfezionare l’integrazione, però questa non deve fermarsi alla parola. L’aiuto del Comune, l’assistenza sociale, il Sindaco… Tutti devono collaborare affinché l’apertura avvenga. Il popolo bengalese o altri popoli hanno le loro abitudini, una cultura diversa, un’altra provenienza, quindi vengono Italia e trovano regole, cultura e abitudini nuove. È nostro dovere aiutare ed accogliere queste persone facendo in modo che vengano integrate completamente.
Non solo parzialmente perché tante volte succede che magari viene data una mano, ad esempio con la lingua, però non viene data una mano con il lavoro o con l’abitazione. Questo oggi è un grande problema nella città veneziana: tantissime persone bengalesi non trovano l’alloggio perché ogni individuo, ogni cultura ha abitudini diverse.
Magari la comunità non trova facilmente una casa in affitto perché si pensa che queste persone cucinino in modo un po’ diverso o che quando preparano da mangiare c’è un odore un po’ più forte”, ha detto Clark Manwar.
Voi siete tutti in regola o ci sono anche persone che hanno dei lavori saltuari e che magari non possono permettersi di garantire il pagamento dell’affitto in modo costante?
“No, fra noi il 95% delle persone lavorano con continuità, hanno una paga fissa e riescono a mantenersi. Il problema di cui parlavo è quello della cultura e delle abitudini diverse. Magari si pensa che con un certo tipo di cucina o con un altro modo di vivere l’appartamento potrebbe rovinarsi.
Faccio un appello alla comunità italiana, ossia quello di dare, di facilitare l’affitto di una casa qua perché non siamo tutti uguali, davvero. Magari ci sono diversi e diversi, però stiamo cercando di integrarci come si deve con la comunità autoctona e con la città. Chiedo gentilmente ai proprietari delle abitazioni di darci una possibilità e di affittare alle persone bengalesi.”.
La comunità bengalese si sta ampliando oppure si sta riducendo?
“Si sta sempre ampliando perché la comunità bengalese, quando arriva a Venezia o in Italia, ama e cerca di farsi integrare perfettamente. Quando un immigrato lascia il proprio Paese è doppiamente immigrato; quando espatria è considerato un emigrato anche nel proprio Paese d’origine”, conclude Clark Manwar .