Coldiretti Veneto riunisce i coltivatori del mare: accorciare la filiera con la vendita diretta. Il 60% dei consumatori comprerebbe direttamente dai pescatori, meglio se confezionato, già pulito e pronto per la cottura.
“A picco l’acquacoltura e riduzione del 30% delle imprese che si occupano di pesca, a questo quadro negativo corrisponde pero’ un aumento notevole del consumo di pesce. Altra nota dolente e’ la voce dell’import sempre troppo invadente rispetto alla qualita’ del mercato nostrano”. E’ questo il profilo del settore ittico tracciato dal presidente di Impresa Pesca, Tonino Giardini in occasione del convegno organizzato oggi a Expo Aquae di Porto Marghera da Coldiretti Veneto in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole che ha evidenziato la crisi del comparto nonostante il grande potenziale italiano. Storia tradizione e alta professionalita’ caratterizzano il sistema veneto, con un porto peschereccio di Chioggia che è il secondo più importante d’Italia, le attività ittiche regionali sono molto articolate. Tutti i mestieri e le arti sono presenti, dalla pesca a strascico a quella volante, dalle vongole di mare e fasolari con draghe idrauliche, agli attrezzi da porto oltre alla pesca in laguna e in fiume. Anche le attività di venericoltura e la mitilicoltura si sono sviluppate in particolare la ostricoltura nel Delta del Po’. Le imprese in totale sono oltre 3000 pari ad un fatturato di 200 milioni. “I nostri produttori sono estremamente capaci e seri – ha detto Martino Cerantola presidente di Coldiretti Veneto – seguono con cura maniacale l’attività di prelievo ma si fermano qui; sarebbe necessario mettersi in gioco per accorciare la filiera produttiva e raggiungere non solo i grossisti ma il consumatore finale”. Tesi sviluppata nell’intervento di Roberto Weber dell’ Ixe che illustrando una recente indagine ha sottolineato quanto il cittadino prediliga il prodotto nazionale dimostrando un consenso di oltre il 60 per cento che sarebbe anche maggiore in caso di acquisto diretto dal pescatore con confezioni addirittura già pronte per essere cucinate.
“Il settore si è trovato di fronte ad enormi problematiche per la crisi economica generale, normative più rigide da parte della Comunità Europea, la restrizione degli areali di pesca, sia per la realizzazione di infrastrutture energetiche che dei numerosi interventi di ripascimento delle spiagge e di escavo – ha precisato Alessandro Faccioli di Impresa Pesca Veneto . – Altra questione sempre aperta riguarda le concessioni demaniali dove si registra una forte disparità tra la superficie gestita dagli imprenditori ittici della provincia di Rovigo e quelli di Venezia e Ferrara. Ad aggravare la situazione il peggioramento delle condizioni ambientali delle aree lagunari nonche’ le morie di vongole con un contenzioso mai definito tra coloro che ritengono proprietà privata ampie porzioni di laguna che non lo sono, rendendo la vicenda tra le più dolorose della storia”. La regione – ha concluso Giuseppe Pan assessore regionale all’agricoltura – e’ vicina alle vicissitudini dei coltivatori del mare perché il mancato riconoscimento del reddito e del valore del prodotto accomunano tutto l’agroalimentare. Investiremo energie continuando a lavorare nell’ambito del distretto dell’alto Adriatico e dei Flag (ex Gac Gruppi di Azione Costiera) al fine di dare dignità a questo comparto che intreccia molte complessita’: occupazionali, ambientali e imprenditoriali”.
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