Come la Confcommercio moda vive la quarantena e questo periodo di crisi economica? A parlarcene è Gabriel Giannino, presidente della federazione. Il quale afferma che la situazione nei negozi è critica, soprattutto nelle zone più turistiche. Le maggiori preoccupazioni riguardano lo stipendio dei dipendenti e le merci. Quest’ultime, momentaneamente, rimangono invendute nei magazzini. Questo crea non poche difficoltà, in quanto, i prodotti devono essere pagati, ma non sono venduti, non si hanno dunque i soldi. Per questa ragione chiedono al governo circa qualche centinaio di euro in più. Questo perché, con le loro aziende, hanno responsibilità diverse e diversi costi, rispetto ad altri cittadini.
Comunque Giannino si afferma positivo riguardo alle disposizioni che lo Stato ha dato alle banche. Inoltre spera che anche altri membri l’Unione Europea possano cambiare opinione e decidere di mettere a disposizione dei fondi per gli Stati più bisognosi. In aggiunta a ciò, crede che l’unità della cittadinanza, riguardo il tema, possa far capire al governo l’importanza di avere più fondi. Su questo fronte, comunque, l’ospite ritiene che qualcosa si già stato recepito.
La prospettiva futura
In fine il presidente di confcommercio moda, afferma che la maggiore paura è data dal futuro, al ritorno della normalità. Si teme la scomparsa di molti negozi, sopratutto dei più piccoli nei centri. Per poter agevolare i lavoratori di questo ambito si sta pensando di chiedere una recessione dei contratti d’acquisto dei capi d’abbigliamento. In questo modo i negozianti non dovranno pagare la merce della collezione primavera-estate comprata.
Si tratta chiaramente, di una decisione drastica, ma dovuta alla particolare e delicata situazione, si tratterebbe, quindi, di cause di forza maggiore. Inoltre si pone un grande problema per l’avvenire. Infatti, tutte le fabbriche che in questo periodo dovrebbero produrre la collezione autunno-inverno sono chiuse.
Questo comporta che quando tutto riaprirà e saremo verso settembre potrebbero non esserci capi d’abbigliamento acquistabili. Se ciò si verificasse i negozi di moda rischierebbero di non avrebbero proventi per l’intero anno o quasi.