In attesa dei dati ufficiali delle vendite, il rapper milanese Sfera Ebbasta ha piazzato le undici canzoni del nuovo album “Rockstar” ai primi undici posti nella classifica italiana di Spotify. E allora conosciamo un po’ meglio il “Trap King” de’ noantri.
Momento d’oro per Sfera Ebbasta, (al secolo Gionata Boschetti) almeno su Spotify, dove ha undici canzoni nelle prime undici posizioni della classifica italiana, con oltre otto milioni di stream al giorno, due sono finite nella Top 100 della graduatoria globale della piattaforma, cosa che non era mai successa ad artisti del nostro Paese.
Un fenomeno nato nel 2011 su YouTube, che ha raggiunto il successo nel 2016 grazie al primo album registrato in studio con l’etichetta Universal (intitolato “Sfera Ebbasta”) e la definitiva consacrazione pochi giorni quando ha pubblicato il nuovo lavoro “Rockstar”.
Del resto, il rapper lombardo, classe 1992, raduna centinaia di giovanissimi ai suoi firma-copie: l’ultimo episodio a Lucca con oltre 700 ragazzi in attesa di poterlo incontrare, mentre a Brescia la situazione è degenerata tra risse e scippi. Nessuno resta indifferente alla sua fortissima personalità: «I capelli tinti di rosso, i chili di collane e un maglione rosa a lupetto, a prima vista l’unico italiano a tenere botta quanto a stile ai colleghi americani», ha scritto la rivista Rolling Stone.
Il soprannome di Sfera è Trap King. Il re di un genere, nato nel sud degli Stati Uniti, che ora è ben noto anche in Italia ma che, senza di lui e Ghali, sarebbe rimasto ai margini della scena musicale. La parola Trap rimanda alle “Trap house”, gli appartamenti abbandonati dei sobborghi americani dove si preparano e spacciano molte di quelle sostanze stupefacenti raccontate poi nei testi delle canzoni. È un tipo di musica che, oltre agli influssi di altri generi come l’elettronica e il reggae, mette in evidenza i bassi e gli ottoni con melodie ripetitive e aggressive.