Il Fatto

Contributo d’accesso a Venezia come funziona? Quali sono i disagi?

Nella prima diretta de "Il Fatto di Luigi Gandi" condotta da Luigi Gandi, gli ospiti si sono trovati a parlare dell'ingresso a pagamento a Venezia, burocrazia e bollette. Silvia Favaretto ci parla delle modalità in cui verrà applicato il contributo, muovendo una critica.

Nella prima diretta televisiva de “Il Fatto di Luigi Gandi” condotta da Luigi Gandi, gli ospiti si sono trovati a parlare dell’ingresso a pagamento a Venezia, burocrazia e bollette. In questo spezzone Silvia Favaretto, rappresentante del Comitato contro la tassa di accesso a Venezia, ci descrive come funziona il contributo d’accesso e quali sono i possibili disagi che andrebbe a causare.

Come funziona il contributo d’accesso: parla Silvia Favaretto

Silvia Favaretto afferma che circa 5 mesi fa il Comitato si è riunito per discutere di temi del momento come il caro vita e le bollette. Durante questa riunione è stato approfondito molto anche l’argomento del contributo d’accesso a Venezia. “Ce ne sono alcuni in particolare che si sono letti tutto il ‘malloppo’ della municipalità, se lo sono studiato attentamente e sono emersi un sacco di perplessità e dubbi. Mi sento quasi di dire che forse si dovrebbe fare un passo indietro.

Ci siamo accorti che tante persone non sanno veramente nulla di cosa sia il contributo d’accesso o comunque non hanno capito quale meccanismo si nasconda dietro a questo contributo”. Tale meccanismo, afferma Silvia Favaretto, è basato su una tassa dai 3 ai 10 euro che più che un contributo bisognerebbe chiamare tributo, poiché il contributo presume una volontarietà. Venezia è la capitale di questo progetto, che nasce oltre la volontà di Brugnaro e che comprende altre 14 città.

Molte persone, tra cui chi vive, lavora e parteciperà a manifestazioni organizzate da associazioni ufficiali nelle città coinvolte, saranno esenti dal pagamento e questo potrebbe risultare essere un problema. Questo perchè tutti dovranno essere soggetti ad un controllo, altrimenti sarebbe impossibile distinguere un cittadino da un non cittadino. E in questo caso sorge anche il problema della privacy personale, non c’è più discrezione e questo, secondo Luigi Gandi, può essere considerato un vero e proprio “danno mondiale”.

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