La CGIA Mestre prende posizione contro le date previste per le riaperture post coronavirus. Alle grandi aziende è già stato permesso di riaprire ma i piccoli negozi dovranno attendere il 18 maggio. Chi fa parte del mondo produttivo può recarsi nei locali per la sanificazione e per prepararsi alle riaperture, ma non può farlo chi fa parte del reparto servizi. Questo mette in difficoltà attività come quello dei parrucchieri.
Coronavirus e aperture
Il codice ATECO è stato fatto in premura e i molti provvedimenti emanati si sono in poco tempo accavallati generando incomprensioni che hanno portato alcune attività ad essere sanzionate dagli organi di controllo. È il caso di alcuni fiorai a cui era stato dato il premesso di riaprire a metà marzo dal governo, che però sono stati sanzionati dagli organi competenti perché il provvedimento intendeva legittimare la riapertura dei Florovivaisti. I florovivaisti rientrano nella categoria dell’agricoltura che è aperta
Di cosa hanno bisogno le aziende venete in questo momento ?
L’intervistato Andrea Vavolo ci racconta che come a livello locale il dialogo con gli amministratori per riaprire le attività prima delle date previste a Roma ha portato a piccole vittorie. Come ad esempio la consegna a domicilio che è stata interpretata in senso estremamente ampio a livello regionale. Ma i prestiti che sono stati concessi non bastano per risollevarsi, i tassi di interesse sono alti e c’è bisogno di una continua liquidità.
Le aziende necessitano maggiore liquidità e di bilanci in ordine. Una volta superata l’emergenza le vecchie norme torneranno in vigore e c’è il rischio che vengano bollate come insolventi dalle banche. È necessaria una legislazione chiara e norme applicabili. Attualmente le norme contro l’evasione danneggiano per lo più coloro che non la praticano.