Paolo Dalla Vecchia: “In un recente articolo sulla rivista Formiche tu hai scritto che il meccanismo della COP ha dimostrato, leggo testualmente, di “Non essere in grado di assicurare gli impegni vincolanti e monitorabili”. Hai fatto diciamo questa sottolineatura e per quale motivo?”
Corrado Clini: “Partiamo dalla COP 3 il Protocollo di Kyoto. Un lavoro immenso, siamo riusciti alla fine a raggiungere questo accordo con la partecipazione importante di Al Gore che allora era vicepresidente di Clinton. Questo accordo prevedeva degli impegni vincolanti per i Paesi che l’hanno sottoscritto e un meccanismo per farlo entrare in funzione.
Questo prevedeva che il Protocollo fosse ratificato da un numero di paesi significativo per avere effetti sulla riduzione delle emissioni dell’anidride carbonica, le quali nascono dall’uso dei combustibili fossili. Ma poco tempo dopo la firma, a dicembre ’97, il Senato degli Stati Uniti, quasi all’unanimità, disse che non poteva ratificarlo. Avrebbe leso la la sicurezza energetica del Paese. Infatti, prevedeva una modifica del sistema energetico americano, ma questo era uguale per tutti i Paesi del mondo”.
Perché la COP non funziona
“Lì è cominciato un percorso molto difficile, a ostacoli, perché da un lato si è cercato di tenere insieme i pezzi, anche se l’uscita degli Stati Uniti ha determinato evidenti problemi, e per tenere insieme i pezzi abbiamo continuato a fare queste COP ogni anno. Il lavoro era sul linguaggio, piuttosto che sugli impegni concreti. La speranza, soprattutto di noi europei, era che, continuando e intanto assumendo noi come Europa la leadership in termini di processi industriali et cetera, si potesse arrivare ad un risultato positivo”.
“Nel 2009, alla COP di Copenaghen, l’Europa aveva l’impegno di ricucire lo strappo con gli Stati Uniti. Ha proposto un modello per questo accordo, che era: mettiamo dei vincoli. Mettiamo delle sanzioni e cominciamo a lavorare. Lì abbiamo visto che il modello delle COP non funzionava. Perché gli Stati Uniti, Cina e Brasile hanno detto all’Europa
“Perché dovremmo seguire il vostro modello? Noi dobbiamo trovare una modalità per raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni ma al di fuori di vincoli”. Così il palco è saltato, fino a quel 2015 a Parigi. Soprattutto per l’accordo fra Cina e Stati Uniti, si è trovato un meccanismo per cui ogni paese si assumeva degli impegni che però non rappresentavano un vincolo nei confronti della comunità internazionale”.
La situazione in 25 anni è peggiorata
“Questo per dire che il meccanismo delle COP è diplomatico. Cerca di tenere insieme il dialogo, ma non è efficace per raggiungere risultati. Tant’è che tra il Protocollo di Kyoto, perciò nel 1997, ad oggi le emissioni di carbonio in atmosfera sono aumentate. La temperatura media del pianeta, che si ritiene sia connessa alla concentrazione in atmosfera di anidride carbonica, è arrivata un punto molto critico perché quest’anno siamo a circa un grado di temperatura media superiore al punto di riferimento che ci eravamo dati”.
“Ma soprattutto la concentrazione in atmosfera di anidride carbonica, secondo quanto affermato dall’amministratore della agenzia americana per gli oceani e l’atmosfera la NOA, è una concentrazione che è simile, sulla base degli studi di climatologia, a quella che c’era tre/quattro milioni di anni fa, quando c’erano le foreste in Antartide.
La NOA dice “Guardate che se non riusciamo a trovare un meccanismo che riporta in equilibrio il rapporto tra l’uso dei combustibili e la concentrazione in atmosfera dell’anidride carbonica, noi rischiamo di non riuscire più a controllare la situazione, perché l’equilibrio del clima a un certo punto potrebbe avere una rottura”
Rischiamo di avere per decenni gli effetti che già vediamo in Italia
Due anni fa il Parlamento e poi il Consiglio Europeo, perciò tutta l’Unione Europea, ha adottato la strategia europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Anche se noi riuscissimo oggi a portare a zero le emissioni, comunque gli effetti del cambiamento climatico continueranno per molti decenni perché la presenza in atmosfera di anidride carbonica dura per un centinaio di anni.
Perciò, nella COP 28 hanno introdotto un altro tema, ovvero quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici. L’abbiamo visto in Italia, che a fronte di un cambiamento dei regimi climatici, perciò il cambiamento del regime delle piogge, siccità che si prolungano per un periodo lunghissimo. Noi l’abbiamo avuta l’anno scorso una siccità per 500 giorni. Se non riusciamo a trovare il modo di proteggere il territorio rischiamo di avere gli effetti che già vediamo. Anche se sono tutto sommato relativamente modesti, ma già importanti come in Emilia, oppure in Liguria, o ancora in altre regioni italiane.
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