I primi brividi, la febbre, difficoltà a muoversi e a respirare, il soccorso in ambulanza e infine il ricovero al covid hospital di Jesolo. Questo accadeva tra marzo e aprile, il virus è poi scomparso ma a distanza di circa 3 mesi i problemi di salute sono rimasti.
La storia di William Crepaldi
Protagonista di questa storia è William Crepaldi, 54 anni, residente a San Michele al Tagliamento, paziente al covid-hospital di Jesolo.
Ha chiesto di raccontare i dettagli di un contagio che gli ha cambiato la vita: “Spero si capisca che tutti siamo esposti al pericolo del contagio con possibili gravi conseguenze, e che per difendersi bisogna assolutamente vaccinarsi. Quindi il mio invito è: non esitate, fatevi assolutamente il vaccino”.
Covid
Il racconto. “Tutto era iniziato con dei brividi al lavoro diventati febbre la sera dello stesso giorno – spiega Crepaldi – . Qualche giorno dopo facevo fatica a muovermi, tossivo, mia moglie ha chiamato i soccorsi e un’ambulanza mi ha portato prima al pronto soccorso di Portogruaro e poi all’ospedale di Jesolo, nel frattempo continuavo a dire a tutti che non stavo poi così male”.
Condizioni critiche
All’arrivo al covid hospital, per le condizioni critiche Crepaldi è stato subito ricoverato in terapia intensiva dove vi è rimasto per 12 giorni.
“Ero vigile, vedevo la sofferenza, vedevo persone che non sono uscite vive dall’ospedale, non ci si poteva muovere ed eravamo affidati in tutto e per tutto a chi curava e a chi si occupava di noi: veri e propri angeli bardati di cui vedevamo solo gli occhi, angeli che avevano sempre una parola di incoraggiamento che in quella situazione è fondamentale”.
Covid hospital di Jesolo
Crepaldi supera la fase critica e grazie questo viene trasferito per altri 13 giorni nel reparto malattie infettive sempre al covid hospital di Jesolo: “Qui ricordo giorni trascorsi in solitudine anche se in condizioni fisiche leggermente migliori, il personale sempre eccezionale” e infine il rientro a casa dopo 27 giorni di ricovero ospedaliero.
“Ho perso 18 chilogrammi, non riuscivo a camminare, faticavo a respirare, ma ancora oggi non sono riuscito a superare tanti problemi che mi hanno cambiato la vita. Infatti continuo respirare con difficoltà, mi affatico subito, perdo la memoria, sono spesso poco lucido, mi mancano degli automatismi motori nel fare le cose più banali”.
L’appello
L’appello. “Ora cerco solo di pensare a riprendermi anche se non esiste una cura per questo. Io ero uno sportivo, non avevo mai avuto un problema di salute, facevo una vita sana e mi sentivo in gran forma.
In due o tre giorni è precipitato tutto ed oggi posso dire di essere fortunato ad essere qui a raccontare questo. Proprio per questo motivo vorrei dire che nessuno è escluso da questo pericolo, tutti ci sentiamo invincibili e pensiamo che il virus non ci possa raggiungere.
Allora si trascurano le precauzioni per il contagio come l’uso della mascherina o gli assembramenti, si pensa che il vaccino non serva o che possa farci del male. Io ho visto realmente il male e vorrei che chi non si vaccina trascorresse un giorno in terapia intensiva per vedere cosa può succedere a chiunque sia contagiato dal virus.
Pertanto invito tutti a non prendere con leggerezza il virus, siate attenti alla vostra salute e a quella degli altri, proteggendovi, vaccinandovi, perché ogni singolo contagio può coinvolgere altre persone causando quello che è successo a me o, peggio ancora, la morte. Dunque vaccinatevi, vaccinatevi, vaccinatevi”.