Con noi c’è oggi Cristiano Costantini. Come vedete si trova nel bel mezzo di una sala espositiva. I veneziani che amano l’arte, lo conoscono molto bene. Lui è figlio di Ernani Costantini; un grande artista veneziano. Da pochi giorni ha inaugurato questa mostra contenente 37 opere che raccontano tutto il percorso artistico di suo padre. In un momento d’oro per Venezia, il ‘900 che ha attirato artisti da tutta Italia e da tutto il mondo che sono diventati poi di fama internazionale; e che hanno davvero decretato un’epoca d’oro per l’arte. Grazie Cristiano Costantini per questo collegamento. Palazzo Tito, Fondazione Bevilacqua la Masa: raccontaci tutto.
“Grazie per questo collegamento. Io mi trovo seduto nella sala caminetto del Palazzetto Tito; una delle cinque sale espositive di questa mostra per i cento anni dalla nascita di Ernani Costantini. In questa sala sono raccolte alcune opere realizzate nella seconda metà degli anni ’50; che sono state esposte in quel periodo. E che poi in realtà qui a Venezia non si sono più viste. Questa è un’occasione per vedere queste opere per i più giovani; ma anche per chi ha avuto la fortuna di vederle, di rifarlo dopo decenni di non visibilità pubblica perchè fanno parte di collezioni private.”
Quindi è stato anche faticoso riunirle tutte Cristiano Costantini?
“Da queste opere si vede come Ernani sia partito trentenne con un periodo che lui chiamava della ricerca. Lui conosceva tutti i movimenti di quel periodo, anche precedentemente del cubismo, espressionismo; varie correnti anche europee. E lui ha fatto una ricerca del tutto personale appoggiandosi alle sollecitazioni di quelle correnti, ma con un percorso autonomo. Percorso che ha portato a continuare negli anni una ricerca che anche su modalità espressive diverse. Man mano aggiornate a seconda del proprio intendere.”
“Anche dai titoli delle opere vediamo il richiamo ad altre arti: architettura, jazz, poesia, letteratura; sempre state sollecitate da Ernani. Nel catalogo realizzato appositamente per la mostra, ci sono altre testimonianze, tra cui anche quella di atelier scomparsi a Venezia. Lui ha avuto tre studi, che poi sono ovviamente scomparsi. ”
Cristiano Costantini, quali artisti lo hanno ispirato? Con chi si interfacciava particolarmente?
“Non ha avuto un riferimento fisso in cui si è identificato. Appena rientrato a Venezia, dalle prime esperienze lavorative ha avuto dei contatti con Felice Carena che ha frequentato lo studio per qualche anno. Con lui ha anche collaborato nella fondazione della sede a Venezia dell’ UCAI. Poi lui più che solidarizzare con altri pittori, aveva contatti con tutti, stimando le varie sollecitazioni; ma mantenendo rigorosamente una propria autonomia. I suoi confronti erano soprattutto con critici e studiosi dell’arte in generale; in particolare Paolo Rizzi.”
Ricordiamo che Paolo Rizzi era un giornalista del Gazzettino che in qualche modo è riuscito a raccontare tutto questo mondo straordinario degli artisti veneziani del ‘900. Quando è arrivato il primo riconoscimento del talento di Ernani Costantini?
“Come riconoscimenti lui i primi premi li ha avuti alla fine degli anni ’50. Un premio Pelliccia di Volpedo nel comune di Volpedo e l’opera è rimasta li da allora. La prima edizione del premio Mestre di pittura del 1958 quella vinta da Ernani con la sua opera Interno; che qui è stata prestata dai musei civici ed esposta in questa mostra. Poi ha avuto parecchi riconoscimenti. Stefano Cecchetto ricordava che pur essendo arrivato tardi, ha cominciato a partecipare alle collettive. Dopo pochi anni però aveva già fatto la prima personale. Questo era già un riconoscimento per un artista che aveva in pochi anni dimostrato già una sua abilità.”
C’è un quadro in particolare per cui viene ricordato?
“Io vedo che spesso viene riprodotta un’opera: ‘La giornalaia’. L’abbiamo vista anche pubblicata nei quotidiani in questi giorni. Pur non essendo l’unica opera significativa, da un segnale di quel periodo di Ernani che rimane stimolante anche al giorno d’oggi. Vorrei anche ricordare però l’ultima sua opera, del 2005, che è ‘Bacino di San Marco’. È una grande tela ed è l’ultima volta che lui ha rappresentato Venezia. Questa mostra è divisa in cinque sale, in cinque sezioni. La prima sala riguarda le esposizioni degli anni ’50, e poi l’ultima sala del percorso in ordine cronologico è dedicata agli esterni; esterni che sono sostanzialmente Venezia. La sua Venezia che lui amava e che tanto ha rappresentato anche con opere appartenenti a cicli pittorici. Alcune delle esposizioni inaugurate nei primi anni si riferivano a cicli pittorici. ”
Qual è il messaggio che voleva trasmettere con la sua arte?
“Quello che posso dire da lettore che ha accompagnato la sua lettura è un messaggio di serenità di luce.”
In tutti i quadri si vede la ricerca stupenda della luce. Grazie davvero Cristiano Costantini. La mostra finisce in febbraio, ed è ad ingresso libero.
“Finisce il 27 febbraio, aperta tutti i giorni tranne il lunedì. venitela a visitare che merita. Grazie a tutti”