Oggi siamo in collegamento con Danilo Leo Lazzarini. È un felice ritorno perché ci ha fatto compagnia durante il Covid, con le sue storie su Venezia. È un grande appassionato di storia veneta, oltretutto ne ha fatto un lavoro. Un attore e un consulente cinematografico per quanto riguarda le battaglie veneziane perché sa esattamente come si combatteva tecnicamente sul campo. In questi giorni ha preparato uno spettacolo teatrale, in linea con la sua passione per le ricostruzioni storiche, che proporrà per il carnevale, in occasione dei 1600 anni di Venezia. Si chiama Cleonimo di Sparta contro i Veneti.
Danilo Leo Lazzarini, raccontaci di questo spettacolo, che è andato in scena nei giorni scorsi.
“È una storia tratta da ‘Ab Urbe condita’ di Tito Livio, nel suo monumentale studio sula storia di Roma. Tra l’altro, la storia di Roma è stata scritta da un veneto, come anche il Virgilio Mantovano apparteneva alla Venetia. È curioso che noi conosciamo la storia di Roma attraverso un padovano e il libro sacro dei quiriti, cioè l’Eneide è stato scritto da un veneto mantovano della Venetia.
Lì racconta una storia particolare, che poi io ho romanzato, interpretando la parte di Cleonimo, per trovare il motivo di parlare di queste genti, ma viste dalla parte del nemico. Costui era un figlio cadetto, ovvero non autorizzato ad avere delle eredità. Era il principe di Corcyra, adesso Corfù, appartenente a Sparta. Accettò l’invito di Taranto di affiancarlo nella guerra contro i Lucani.
I Lucani però erano alleati dei Romani e lì non gli andò molto bene. Si scontrò con i Romani e i Lucani e le prese. Decise di trovarsi terra e siccome sapeva che alla fine di quello che sarebbe diventato il Golfo di Venezia, c’era un popolo antico perché era scritto sull’Iliade, andò su e cerco di arrivarci. Descrive benissimo le coste: un lido di terra dove c’era un fiume navigabile, dove da lontano si potevano vedere dei colli.
Tanto per provare la sua forza, approdò con queste 50 navi prima nella parte navigabile della laguna, poi depredò alcuni villaggi patavini e aspettò che arrivasse qualcosa, nel tentativo di vedere se poteva insignorirsi di quelle terre.
Giunta a Patavium (a Padova) la notizia di questa invasione spartana, che giunse come un fulmine a ciel sereno perché nessuno si aspettava che si osasse di attaccare dai mari veneti, partirono due eserciti: uno fluviale e uno di terra, del prode senatore Belleno Sechene e con la gioventù patavina. La maggior parte degli uomini, erano impegnati nell’interminabile guerra contro i Celti, perciò i giovani rimasti partirono, andarono per fiume e per terra, raggiunsero le navi approdate e sconfissero gli Spartani” ha detto Danilo Leo Lazzarini.
Qual è il senso di questo spettacolo nei 1600 anni di Venezia? Perché hai scelto proprio questo pezzetto della storia territorio, che tra l’altro è molto remota?
“L’ho scelto proprio per far capire l’antichità del nostro popolo. Noi non siamo nati ieri. Venezia, come scriveva il Filiasi, è la storia dei Veneti primi. Con Venezia nel 421 nasce la storia dei veneti secondi, quindi dalla Venezia terrestre che ha dato origine alla Venezia prima. Ho pensato di scriverla perché è una storia molto ben conosciuta negli annali classici ma molto poco attualmente.
“Quelli che avevano fatto scappare i veneti da Troia, assieme ad Antenore, Aquilo, Diomede ed altri maestri, erano degli spartani e quindi sembrava una lotta che non finiva più. Molto ammantata di radici mitologiche, e sembrava proprio una vendetta su quelli che hanno prodotto il primo esodo dalla Paflagonia fino alla Venetia”.
È la storia della prevaricazione che è una storia eterna da quando è nato l’uomo perché c’è sempre qualcuno che tende a prevaricare sull’altro. Questo richiama anche quello che succede ai giorni nostri, con l’Europa preoccupata perché in metto tra la Cina e gli Stati Uniti.
“A Vincenza, dopo il Monte Berico, dove c’è la bellissima Basilica, c’è una grotta degli Spartani. Ho cercato di documentarmi e in realtà, è probabile che, considerando i prigionieri sopravvissuti, siano stati mandati a lavorare nelle grotte di Vicenza, chiamate appunto Grotte degli Spartani” ha detto Danilo Leo Lazzarini.
Abbiamo anche un altro video, in cui si vede la tecnica con cui combattevano. Danilo, prova a commentarlo
“Mentre le truppe venete utilizzavano la stessa tecnica di quelle romane, con l’utilizzo di movimenti abbastanza rapidi e più elastici, riuscivano spesso ad avere la meglio lasciando fuggire dalla battaglia pochissimi nemici. L’età compresa dei soldati veneti era dai 18 ai 27 anni”.
“Questa è una cosa che ho immaginato io, perché lui si era reso conto di essere diventato semplicemente un predone e gli era andata male. Ho immaginato che si sentisse fuori luogo, dove le nuove genti avessero ormai una potenza che ricordava a lui una forza invincibile dei suoi padri”.
Grazie Danilo Leo Lazzarini. Quest’opera è stata messa in scena in parecchi teatri e speriamo che venga vista anche durante il carnevale.