Danilo Leo Lazzarini ci racconta che i numeri parlano chiaro. Le persone che hanno perso la vita durante la piaga della peste nella città di Venezia sono 46.536. Nelle isole di Murano, Malamocco e Chioggia: 35.639. Nella totalità dell’estuario: 82.175. I morti in terraferma sono stati 600.000. La totalità complessiva delle persone che hanno perso la vita a causa della peste del 1630 sono 682.175. Ma cosa ci mostrano anche tutti questi valori?
La politica demografica della peste
Di tutti questi dati e dei numeri che possiamo riportare che riguardano la Peste del 1630 a Venezia si può trarre un elemento positivo, nonostante l’evento tragico che rappresenta. Questi sono tutti dati strettamente legati alla politica demografica della città e a come venivano rappresentate certe classi. Un esempio sono le puerpere.
“Già nel 1624 la città di Venezia ha avuto una particolare sensibilità nei confronti delle puerpere.” Ci racconta Danilo Leo Lazzarini. La necessità poi di prestare particolare attenzione alla demografia e alle nascite ha rovesciato la visione della nascita come atto esclusivamente legato al mondo femminile. GUARDA ANCHE: Peste del 1630: come la gestì la Serenissima. Parla Danilo Leo Lazzarini
L’importanza della figura delle levatrici
Questo panorama ha fatto si che le levatrici diventassero delle figure professionali e dal 1631 vennero svolti degli esami affinché acquisissero un titolo di studio. Per ottenere questo titolo, la valutazione e la prova si svolgevano di fronte al Magistrato della Sanità e altre due levatrici attestate, le quali avevano già superato quell’esame.
“Questo comportò una diversa visione del mondo perché, nell’universo intimistico del parto, si insinuava lo Stato” Spiega Lazzarini. Lo Stato poteva pretendere di controllare che la Sanità fosse adeguata e che i bambini avessero una possibilità di sopravvivere. L’obiettivo principe era quello di garantire una buona politica demografica che fosse migliore.
La scuola di ostetricia del 1770
Questa risoluzione si è trasformata poi, nel 1770, nella nascita della scuola di ostetricia che sorse a San Giacomo dell’Orio. Questa istituzione comprendeva una serie di tavole anatomiche che rappresentavano l’immagine uterina nella sua completezza e i vari processi del parto. Possiamo quindi vedere come da un dramma così grande e da questo elevato numero di vite che abbiamo perduto sia possibile la nascita della speranza.
“E’ un dramma che però portò a una cosa positiva. All’idea che si potesse controllare la nascita, nel senso di dare il numero più alto di possibilità affinché sia la puerpera, ovvero la madre, sia il bambino potessero sopravvivere in condizioni di sicurezza.” Queste le parole di Danilo Leo Lazzarini il quale conclude dicendo che anche nei momenti peggiori un barlume di speranza e un raggio di luce possono essere possibili se riusciamo a imparare dalle situazioni più buie.