Siamo in collegamento con Gianni De Checchi, il segretario storico del Confartigianato di Venezia. Lui è un volto noto a TeleVenezia, lo intervistiamo spesso per sapere non soltanto sul mondo dell’artigianato ma anche perché lui è un po’ come una sentinella su quello che accade nel centro storico. Oggi lo intervistiamo sul vetro perché sono state annunciate delle chiusure di vetrerie storiche. Quindi la situazione sta diventando davvero allarmante per l’isola di Murano ma anche per tutto l’indotto che ne deriva perché sono collegati anche i negozi che vendono vetro ai turisti.
Gianni De Checchi grazie per questo collegamento. Com’è la situazione?
“Grazie a voi. La situazione detta con una parola può essere sintetizzata come ‘drammatica’. Perché le vetrerie di Murano stavano cominciando ad uscire dal periodo di crisi dopo la pandemia. una pandemia molto forte perché sono state ferme praticamente due anni. Dal 12 novembre del 2019, la data dell’acqua alta eccezionale, fino a pochi mesi fa. Stavano iniziando ad uscire lentamente dalla condizione di crisi anche perché le fiere in Italia e all’estero stavano iniziando a riprendere. Quindi dal punto di vista delle relazioni commerciali si stava lentamente normalizzando la situazione quando è venuta questa novità grammatica dei rincari dei costi come gas”.
Una vera e propria batosta. Dunque, soprattutto il mese di settembre-ottobre era stato un mese buono dal punto di vista turistico.
“Sì, diciamo che le aziende di Murano non sono direttamente coinvolte dal turismo che sta imperversando in questi ultimi mesi a Venezia. Quello è un turismo fatto esclusivamente di “escursionisti” come vengono definiti. Mordi e fuggi. Quindi è un turismo che agevola soprattutto i bar, i take away e le gelaterie; questo genere di aziende. Le aziende del vetro hanno, invece, dei rapporti di natura diversa con i loro clienti. Ecco loro sono stati colpiti da un aumento incredibile del costo dell’energia. Il quale ha colpito tutti i cittadini a livello mondiale, non solo in Italia. Però, mentre per i cittadini il governo è riuscito a sterilizzare alcuni costi in bolletta per cui i cittadini avranno una stangata molto rilevante ma non così tanto come poteva essere. per le aziende, il governo fino ad oggi non ha fatto nulla quindi non è riuscito ad intervenire nonostante i nostri appelli. Ed è da circa un mese che, con incontri con i parlamentari, con sensibilizzazioni, siamo su tutti i giornali con questo tema cerchiamo di sensibilizzare per il momento. Però, in effetti, devo dire che non ci riusciamo molto”.
Aumento dell’energia
Se ne è occupata anche una commissione parlamentare di questa vicenda, è stato detto che a livello europeo ci si sarebbe mossi. Però per il momento non si hanno ancora risultati. Parliamo di dati, di quanto aumenta l’energia e quanto pesa in più questo costo sulla produzione?
“Allora io voglio far capire in maniera chiara e semplice alla gente con un esempio altrimenti non capiamo bene il tema ‘a Gennaio 2021 il prezzo del gas era a 0,19 euro al metro cubo che poi, con i costi e gli oneri accessori come il trasporto, arrivava a 0,24 euro al metro cubo”.
Signor De Checchi, quanto incide questo costo?
“A Ottobre, pochi giorni fa, siamo arrivati a 0,98 euro, quindi abbiamo un aumento di quasi cinque volte il prezzo. Quindi un’azienda del vetro che sappiamo essere costrette ad avere i forni accesi 24h su 24h, che consuma mediamente cinquantamila metri cubi al mese, prima spendeva 11.500 euro oggi ne spende 49.500 euro, quindi l’aumento è incredibile e drammatico.”
Quanti margini aveva prima, avendo il vetro un grande valore aggiunto?
“Il vetro ha un discreto valore aggiunto ma l’aumento è tale che non può essere assorbito dai normali rapporto costi e ricavi di un’azienda. Non è pensabile un’incidenza del 20% sui costi, tanto è l’incidenza del gas sulle aziende artigiane del vetro di Murano, con un aumento di cinque volte.”
Possono sopravvivere quelle più grandi o sarà un’ecatombe per tutte?
“L’ecatombe è già iniziata perché già sette/otto vetrerie hanno già chiuso i forni. Chiudere i forni per una vetreria è un dramma nel dramma perché i forni sono strutturati per essere sempre accesi. Quando un’azienda li chiude si deve poi sobbarcare una serie di costi accessori ulteriori per riaccenderli.”
De Checchi, quanto ci si mette a riaccendere un forno?
“Quasi una settimana. Ci voglio settimane ammesso che il forno tenga e non si rompa perché son fatti con materiali particolari.”
Quindi è l’anticamera della chiusura per chi ha chiuso il forno. Prima si chiude il forno e poi si vede.
“Prima si chiude il forno. Adesso qualche azienda ha annunciato, anche di quelle più grosse, con maggior fatturato e dipendenti, la chiusura dei forni. Il passaggio successivo è la cassa integrazione per il personale. L’ultimo passaggio drammatico sarà la chiusura. Non voglio neanche pensare si arrivi a questo punto.”
I prezzi
So che si è parlato di una fiammata però. Anche la Wonderland ha detto che si tratta di una fiammata perché con la ripresa improvvisamente tutti hanno richiesto energia e nel frattempo, chi forniva energia aveva ridotto le estrazioni petrolifere perché si era tarato sulla richiesta. Nel momento in cui si andrà a regime, i prezzi dovrebbero di nuovo scendere.
“Io lo spero vivamente, anche se tutti gli analisti internazionali, sono concordi nel sostenere che i prezzi, se si abbasseranno, non si abbasseranno agli stessi livelli di prima”.
Perché c’è chi se ne approfitta?
“È un mercato e come in tutti i mercati, le regole e le leggi sono date dal profitto. Mi sembra di leggere che gli analisti internazionali credono sì in una ripresa e diminuzione del prezzo, che avrà bisogno di svariati mesi, ma il prezzo dovrebbe assestarsi a 55/60 centesimi al metro cubo. Sarà poco più del doppio rispetto a prima. La situazione sarà comunque in prospettiva molto difficile da sostenere per le aziende. Certamente oggi è impossibile da sostenere perché la situazione del prezzo è questa. Le aziende stanno ricevendo le bollette del gas del mese di ottobre e i prezzi sono quintuplicati”.
Di quanti posti di lavoro parliamo?
“Sono circa 60 aziende interessate a questo tipo di problema, quelle aziende che sono produttive con la prima lavorazione, ossia quella che passa dalla sabbia al prodotto finito. Potremmo parlare di circa cinque seicento.” addetti.”
Vetrerie
Speriamo che questo sfogo sia stato raccolto. So che comunque i parlamentari veneti e veneziani si stanno appunto muovendo in questo senso perché si rendono conto che poi non è solo un settore ma è un distretto nonché immagine di Venezia. È impossibile che chi venga in albergo a Venezia che può pagare e spendere se ne vada senza qualcosa di vetro, no?
“Assolutamente. Prima ancora di essere un settore dell’economia, forse l’unico rimasto a Venezia come settore industriale e artigianale strutturato, è un elemento della cultura, della tradizione millenaria di Venezia che va assolutamente mantenuto. Noi siamo intervenuti a livello di governo, siamo intervenuti Venerdì a livello anche di regione del Veneto per cercare di trovare una soluzione tampone a questi aumenti. Abbiamo proposto di percorre la strada di un contributo straordinario sulla liquidità delle aziende tarato su consumi energetici. Stiamo quindi attendendo dall’assessore Marcato novità su questo tipo di problema” ha concluso Gianni De Checchi.