Oggi a La Voce della Città Metropolitana di Maria Stella Donà, Gianni De Luigi: direttore dell’istituto commedia dell’arte internazionale. L’istituto milita a Padova ed è sostenuto dalla Fondazione Cariparo.
La nascita di Biennale Danza
Il tema è Carla Fracci, ballerina diventata un mito con cui De Luigi ha avuto l’occasione di collaborare. Durante la Biennale di Venezia del 1999 con “Solo Donna”, la ballerina ha messo in scena uno spettacolo con la coreografia di Carolyn Carlson mentre De Luigi si è occupato di regia, drammaturgia e sceneggiatura. Proprio in occasione di questo evento nacque la sezione della Biennale Danza.
L’incontro con Carla Fracci
Gianni De Luigi racconta: “Io e Carolyn già avevamo un sodalizio a Parigi dove abbiamo fatto degli spettacoli insieme nel 1995. Poi abbiamo continuato e nel 1999 quando lei è diventata direttrice del settore danza mi ha chiesto se volevo lavorare con lei sempre in forma di regia, drammaturgia e scenografia”. Quando ha incontrato Carla Fracci ha avuto la sensazione che fosse una persona di “altissimo livello e di grandezza umana”. La ricorda con una forza interiore che raramente ha riscontrato in altre persone. Le due ballerine erano agli opposti nella loro espressione artistica ma De Luigi le ha convinte a collaborare per creare un’arte diversa che mescolasse danza contemporanea e danza classica.
Il monito della plastica
La performance di Carlson ha lanciato un monito molto importante sull’uso della plastica che rimane attualissimo. La ballerina era all’interno di una busta di plastica piena d’acqua che doveva simboleggiare la mancanza di respiro. In questo momento in cui si parla di svolta green del pianeta, la ballerina vestita di verde “come un’alga” era imprigionata e non riusciva a liberarsi.
La performance di Carla Fracci
“Io ho scelto per la scenografia un remo da gondola e l’ho fatto piantare in scena come una specie di sbarra, col grande disappunto di tutti i tecnici. Carla Fracci è stata un angelo perché dimostrava come si poteva improvvisare con un palo piantato sul palco” – racconta De Luigi. In questo caso la ballerina classica non rimane lontana ma sembra di toccarla. La sua improvvisazione ha incantato tutti i presenti per cui ha dimostrato la validità della coreografia di Carlson e anche il senso del remo al centro del palcoscenico. “Alla fine di questo spettacolo ci ha regalato un libro di Montale pensando che la poesia dovesse darci un senso di proiezione”.
Il vestito nero
Per la prima volta vediamo Carla Fracci vestita di nero e non di bianco: un omaggio e una disponibilità totale a De Luigi e a Carlson. É entrata nella logica sperimentale della Biennale e ha dimostrato la capacità di adattare tutta la sua preparazione al remo della gondola. “La lugubre gondola diventa qualcosa di sofferto, di intimo e nello stesso tempo una presenza della città, che molte volte quando è buio ha questo senso di luce che sono i riflessi”.