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Dichiarazioni di un ex-dipendente di Veneto Banca

Un ex-dirigente di Veneto Banca: il personale doveva vendere a raffica per disposizioni di natura commerciale incuranti dei rischi del mercato azionario, perché c’era bisogno di fare numero.

C’è un dipendente di veneto banca che sta inguaiando con le sue dichiarazioni la direzione dei vertici dell’istituto di credito e la procura parla di una svolta importante. L’ex funzionario sostiene che nel 2013 a tutto il personale di Veneto Banca arrivò infatti una direttiva che assegnava l’incarico di raccogliere più soci azionisti possibili perché la banca aveva problemi di crediti deteriorati da coprire e quindi aveva la necessità di recuperare denaro per rappresentare un patrimonio netto che rientrasse nei parametri di legge.

Quindi non un’operazione di collocamento da condurre in porto con il miglior risultato commerciale, ma una vera e propria missione di salvataggio per una banca la cui stessa esistenza era messa a repentaglio dai crediti a rischio. Insomma il personale doveva vendere a raffica per disposizioni di natura commerciale incuranti dei rischi del mercato azionario, perché c’era bisogno di fare numero.

La notizia è stata diffusa dal Gazzettino secondo il quale il pool degli investigatori della GdF sta ipotizzando i reati di falso in bilancio, falso in prospetto, falso in certificazione e truffa. «Tutti i miei colleghi ne erano a conoscenza» ha spiegato l’ex funzionario. Dalla direzione centrale, secondo il racconto del dipendente di Veneto Banca, arrivavano in continuazione comunicazioni che dovevamo incentivare il collocamento.

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