Donna Vita Libertà dà voce alle donne iraniane e curde

Il documentario "Donna Vita Libertà" racconta la lotta delle donne iraniane ecurde per i diritti e la libertà, denunciando la repressione del regime islamico

Il documentario “Donna Vita Libertà”, ideato dalla giornalista e scrittrice Giovanna Pastega, offre uno sguardo toccante e profondo sulle proteste che hanno scosso l’Iran dopo la morte di Mahsa Jina Amini. Il progetto si propone di portare all’attenzione internazionale le testimonianze di donne iraniane e curde contro la violenza e l’oppressione del regime islamico. Riprese e montaggio a cura di Andrea Basso e assistenza tecnica di Francesca Pezzo.

Un simbolo di libertà e diritti: Mahsa Jina Amini

Mahsa Jina Amini, una giovane studentessa curda, è divenuta simbolo di lotta per i diritti delle donne e la libertà in tutto il Medio Oriente. La sua morte, avvenuta dopo essere stata arrestata e percossa dalla polizia morale iraniana per non aver indossato correttamente il velo islamico, ha scatenato un’ondata di proteste che, a distanza di oltre un anno e mezzo, non si sono ancora placate. Le proteste, iniziate tra gli studenti, si sono rapidamente diffuse in tutto il paese, unendo la lotta per i diritti delle donne, il desiderio di libertà della popolazione e le difficoltà sociali causate dalla crisi economica.

Il documentario di Pastega presenta le voci di tre donne coraggiose: una giovane anonima iraniana, Snour Nishat, una studentessa kurda-iraniana appena arrivata in Italia, e Gulala Salih, un’attivista kurda-irachena per i diritti dei bambini e delle donne. Attraverso i loro racconti, emerge un quadro vivido e doloroso di un paese in fermento, dove la repressione del regime islamico è sempre più feroce. Le testimonianze rivelano la paura costante di ritorsioni, ma anche un inestinguibile desiderio di libertà e giustizia.

La donna e il suo coraggio

La repressione del governo iraniano è spietata. Migliaia di persone sono state arrestate, torturate e uccise per aver partecipato alle manifestazioni. Le studentesse universitarie, motori della protesta, sono particolarmente colpite, con numerosi casi di avvelenamento, sparizioni e arresti. Un esempio tragico è la morte di Armita Garawand, una ragazza di 16 anni, dopo essere stata brutalmente percossa dalla polizia morale.

La comunità internazionale ha iniziato a riconoscere e sostenere le proteste delle attiviste iraniane. Il Premio Nobel per la Pace 2023 è stato assegnato a Narges Mohammadi, giornalista iraniana detenuta. Il Premio Sakharov per la libertà di pensiero è stato conferito a Jina Mahsa Amini e al movimento “Donna, Vita, Libertà”. Tuttavia, il governo iraniano continua a ostacolare attivamente la partecipazione delle famiglie delle vittime a eventi internazionali.

Il regime e la repressione della donna

L’evento di proiezione del documentario, che si terrà il 16 maggio 2024 presso Palazzo Giacomelli a Treviso, vedrà anche la partecipazione di Gianpaolo Scarante, esperto di relazioni internazionali, che offrirà una panoramica storico-politica della situazione in Iran. Giovanna Pastega introdurrà il documentario, delineando l’importanza di dare voce alle donne iraniane e kurde attraverso questo progetto filmico.

“Donna Vita Libertà” non è solo un documentario, ma un atto di resistenza e un grido di speranza. Raccogliendo le storie di queste donne coraggiose, il film si propone di mantenere vivo il ricordo di Mahsa Jina Amini e di tutte le vittime della repressione. Si spera, così, che il loro sacrificio possa ispirare un cambiamento duraturo in Iran e nel mondo. La proiezione sarà un momento di riflessione e solidarietà. Sarà anche un’occasione per ascoltare e sostenere le voci di chi lotta per un futuro di libertà e parità.

LEGGI ANCHE: Confronto globale: G7 Giustizia a Venezia

Exit mobile version