Da alcuni giorni l’economia sta rallentando in tutta Italia. I segnali arrivano dalle grandi imprese che tendono ad allungare i tempi di pagamento dei loro fornitori. Esse utilizzano infatti quel denaro come prestito per i movimenti di cassa aziendali. Il tutto senza ricorrere alle banche, le quali richiedono alti tassi, dato il rialzo del costo del denaro deciso dalla BCE. L’allarme è della CGIA di Mestre, preoccupata dagli effetti sulle piccole aziende, che hanno meno liquidità.
L’allarme della CGIA
Paolo Zabeo, direttore della CGIA di Mestre: “Da sempre, quando l’economia rallenta, le grandi aziende allungano i tempi di pagamento. Mettendo così in difficoltà i fornitori, cioè le piccole imprese. Si tratta di una cattiva abitudine diffusa soprattutto nel Mezzogiorno. Lì, l’economia è più fragile e l’abuso della posizione dominante dei committenti è diffusissima.
Nel Veneto, per fortuna, questo malcostume non ha dimensioni importanti, grazie al fatto che abbiamo poche grandi aziende. Tuttavia, con l’aumento dei tassi che proseguirà anche nei prossimi mesi, corriamo il pericolo che la situazione peggiori, facendo mancare ai piccoli imprenditori la liquidità necessaria per mantenere in vita le proprie attività”.
L’economia in Veneto
Il Veneto dunque per il momento soffre di meno, perché caratterizzato da PMI (Piccole e Medie Imprese). Tuttavia, il problema rimane se l’inflazione persiste. Nel mese di maggio, il prezzo del denaro cresceva del 6,7%. Rispetto al novembre 2022, in cui il tasso di crescita era dell’11,8%, il fenomeno si è ridimensionato di 4 punti.
Tuttavia, se i prezzi dell’energia sono scesi, quelli dei generi alimentari continuano a salire, anche per effetto delle speculazioni. C’è inoltre il rischio che il trend continui per altre settimane.
Sapremo qualcosa di più sugli effetti dell’inflazione, da novembre scorso ad oggi nel tessuto socio-economico del Veneto, domani, quando la Regione presenterà il rapporto statistico 2023 sulla regione.
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