Il Veneto è una regione energivora. Oltre il 50% dell’energia elettrica, che richiedono ogni anno famiglie e aziende, viene acquistata all’estero, rispetto ad una media nazionale del 10,7%. Dunque, a palazzo Balbi, l’assessore alle attività produttive Roberto Marcato, si è rimboccato le maniche e ha preparato un piano che punta sul fotovoltaico e sulle bioenergie.
Dati degli anni passati
Non che finora si sia rimasti a guardare nella regione. Nel 2010 le fonti di energia rinnovabili fornivano energia elettrica per il 36,5% e 10 anni dopo, nel 2019, vi contribuivano per il 52%. La fonte principale rimane ancora l’acqua ma è destinata ad essere superata dal fotovoltaico e dall’idrogeno. Secondo il piano della regione, data la siccità della scorsa estate, non è prevista la realizzazione di altri impianti idroelettrici.
Spazio al fotovoltaico
Invece si intende dare spazio al fotovoltaico snellendo gli iter burocratici, con qualche valutazione più approfondita se gli impianti anziché essere installati sui tetti, richiederanno l’uso del suolo. Dovrà trattarsi cioè di aree poco pregiate dal punto di vista agricolo.
Si sta investendo inoltre nella tecnologia dell’idrogeno in sintonia con la fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità, che ha l’obiettivo di creare un polo dell’idrogeno a Porto Marghera a cui legare un’intera filiera nell’area metropolitana Veneziana. L’unica fonte rinnovabile che sarà completamente accantonata è quella fornita dal vento: non ci sono aree nella regione dove potrebbero funzionare impianti eolici.
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