Eriberto Eulisse, fondatore della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua, spiega come Venezia si sta aprendo a una nuova immagine, chiarendo i rapporti della Rete con l’Unesco e con una menzione particolare alla Cina.
Eriberto Eulisse e la nuova immagine di Venezia
Paolo Dalla Vecchia: “Qual è la funzione dei musei nel conferire a Venezia una nuova identità e immagine, visto che Venezia è per antonomasia la capitale dell’acqua?”
Eriberto Eulisse: “La rete dei musei dell’acqua nasce per cambiare alla radice la nostra percezione dell’acqua e unire insieme quelle realtà che si prefiggono questo scopo. L’Unesco ha riconosciuto questa rete di musei dell’acqua, i musei sono istituzioni che fanno attività educative in cui si scopre la storia dell’acqua e del suo passato qui a Venezia come in altri parti del mondo. Questo serve per capire come affrontare i cambiamenti climatici ora e in futuro.
Il riconoscimento dell’Unesco per il progetto di Eriberto Eulisse
Inoltre questa rete ha avuto un importante riconoscimento da parte dell’Unesco perchè è una delle otto iniziative faro al mondo del programma idrologico dell’Unesco, il quale si occupa di sostenibilità”.
Paolo Dalla Vecchia: “Hai ricevuto molti riconoscimenti rappresentando questo ordinamento. I musei sono presenti in molti stati. Come e dove avviene questo coordinamento?”
Eriberto Eulisse: “Il centro civiltà dell’acqua, che con questa missione etica ha ispirato la rete, ha fatto un appello da Venezia: quante realtà al mondo condividono questa volontà di creare una nuova cultura dell’acqua e del territorio?
Da 5 anni ad ora ha riunito 100 istituzioni da 44 paesi. Mettiamo insieme la nostra esperienza sui temi di sostenibilità e di cambiamento climatico e condividiamo e creiamo piattaforme educative, realizziamo concorsi a premi nazionali per le scuole, facciamo convegni in tutto il mondo in cui cerchiamo di mettere insieme esperienze pratiche e necessità dei musei dell’acqua.
Nei prossimi giorni sarò virtualmente in India perché parteciperò a questo convegno triennale internazionale del museo dell’agricoltura, dove si parla di acqua e cambiamenti climatici, ma anche di acqua e insediamenti autoctoni e biodiversità. Avremo anche possibilità di poter parlare di sovranità alimentare.
Per l’Unesco questi sono grandi temi, e hanno visto in questa iniziativa che coinvolge i musei, una rete unica al mondo. Vedendo che è unica hanno conferito il titolo. Questo non significa ricevere soldi dall’Unesco, ma portare il suo messaggio in questi temi. La nostra attività rappresenta, quindi, a tutti gli effetti Unesco. Siamo una branca, con termine tecnico “iniziativa faro”, e cerchiamo di aggregare tutto il mondo con questa iniziativa.
La Cina: una realtà sostenibile
Per fare un altro esempio le prossime attività sono quelle di portare un contributo in Cina a Nanchino, ricordiamo che la Cina vede nell’Italia e in Venezia una grande storia e un grande elemento di continuità. Ora siamo in un contesto internazionale un po’ fumoso, ma noi abbiamo un ponte fondamentale con la Cina, abbiamo per secoli avuto molte relazioni.
Ora abbiamo la possibilità di interloquire con università e con quattro grandi musei dell’acqua e dei fiumi, fuori scala per noi, perché parliamo di musei con a disposizione 70.000 metri quadrati e 12 piani di esposizione su un’aera riqualificata del fiume Azzurro, con migliaia di giovani.
Una nuova immagine
Bisogna aprirci a queste nuove immagini, e cioè al fatto che la Cina non è soltanto il grande paese inquinatore, che tra l’altro siamo stati tutti, ma c’è anche una nuova Cina che sta emergendo, nuove generazioni che non accettano più questo modello di sviluppo che sta distruggendo l’ambiente.
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