Federico Caner: passare dal “cosa” al “come” nel turismo

A "Venezia Città Stato?" l'Assessore Regionale Federico Caner spiega il cambiamento di paradigma nel settore del turismo.

“Venezia Città Stato?” ha più forza nel risolvere i problemi di questa straordinaria città con una sua totale autonomia amministrativa? TeleVenezia, insieme ai protagonisti della vita politica, istituzionale e sociale, risponde affrontando i maggiori problemi della “Serenissima” nel Veneto. In questa prima puntata abbiamo come ospiti l’Assessore Regionale al Turismo Federico Caner e il professore Jan Van De Borg dell’università di Ca’ Foscari, docente di economia e turismo”.

Il conduttore Alfredo Aiello chiede all’Assessore Federico Caner: “rispetto al programma presentato dalla Regione per sostenere le attività connesse al turismo, settore che è stato duramente colpito dagli effetti della pandemia, Lei ha detto che si tratta di passare dal cosa al come. Ci spiega l’origine di questo cambiamento di paradigma e soprattutto a cosa è finalizzato?”

Federico Caner, Assessore Regionale al Turismo

Risponde Caner: “Diciamo che si tratta proprio di un cambio di paradigma. La pandemia ci ha fatto rendere conto che tutto cambia velocemente nel panorama internazionale, anche sotto l’aspetto turistico. L’approccio che avevamo avuto prima era di un piano strategico regionale, ovviamente condiviso con le categorie, ma che identificava in maniera anche molto dettagliata le linee da seguire.

Dopo la pandemia ci siamo resi conto che il mondo è cambiato, che l’approccio doveva essere diverso, anche molto più umanistico. Da qui anche l’idea della carta dell’accoglienza in particolare. Quindi abbiamo cercato di rivedere il nostro piano strategico, che comunque era in scadenza, e crearne l’ossatura di fondo. Ma facendo sì che fosse molto più flessibile rispetto a prima. E anno per anno intervenire in base alle contingenze.

Questo perché ciò che è accaduto prima con la pandemia e adesso con la guerra in Ucraina, anche se impatta diversamente rispetto alla pandemia, ci ha fatto rendere conto del fatto che dobbiamo avere una visione strategica futura. Ma allo stesso tempo avere un piano molto flessibile che si adatta ai cambiamenti, perché il mondo va più veloce della nostra programmazione. Questo è un po’ il problema della pubblica amministrazione in generale. Le imprese e l’economia, infatti, corrono molto più veloce della programmazione politico-amministrativa. Quindi dei piani a 5 o 10 anni di ‘stampo sovietico’ forse non sono più aderenti alla realtà.

Serve un approccio metodologico differente

La necessità era quella di avere un approccio metodologico differente. Quindi questo piano individua ovviamente delle direttive, ad esempio, il tema della sostenibilità, il tema del lavoro.

Oggi uno dei grandi problemi che abbiamo nella ripartenza non è tanto l’attirare nuovi flussi turistici, perché la ripartenza c’è ed è importante. Il problema è trovare forza-lavoro. Abbiamo hotel e ristoranti che non riescono ad avere cuochi, camerieri di sala. Per questo tipo di attività in Veneto mancano 20.000 persone. Questo perchè durante i due anni di pandemia molti hanno cambiato lavoro perché abbiamo chiuso le attività. E quindi la gente ha cambiato lavoro e non è ritornata nel nostro ambito forse perché siamo poco attrattivi, con un costo del lavoro eccessivo. Quindi purtroppo il lavoratore in busta paga netto ha troppo poco rispetto a quello che il datore di lavoro paga.

Poi. se posso aggiungere una nota di tipo politico-polemico, penso che il reddito di cittadinanza non abbia aiutato. Purtroppo molti giovani preferiscono, invece che cimentarsi in questo lavoro e fare un’esperienza, rimanere a casa e percepire il reddito di cittadinanza e fare qualche lavoretto – diciamo – secondo regole contrattuali diverse da quelle previste.

Ecco, se facciamo un cocktail di tutte queste cose, il problema che abbiamo nella ripartenza non è tanto riempire i posti letto, ma trovare personale nel comparto turistico”.

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