Ferragni indagata anche per la bambola Trudi

Operazione del 2019 legata a donazioni in beneficenza

L’influencer Chiara Ferragni risulta iscritta nel registro degli indagati a Milano, con l’ipotesi di truffa aggravata, non solo per la vicenda del pandoro della Balocco, e per quella delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi, ma anche per la bambola Trudi.

La notizia è emersa dall’atto con cui la Procura milanese aveva sollevato davanti al pg della Cassazione il conflitto sulla competenza ad indagare per il caso del pandoro della casa dolciaria della provincia di Cuneo.

Il caso della bambola

Il caso della bambola Trudi, una edizione limitata creata dopo il matrimonio con Fedez, riguarda una campagna benefica che era stata promossa nel maggio 2019 con uno schema simile a quello usato poi con i pandoro e le uova di Pasqua, la vendita di un prodotto per finanziare iniziative benefiche, in questo caso la lotta al cyberbullismo e l’omofobia.

“Tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore”, aveva dichiarato Chiara Ferragni. TBS Crew Srl già nei giorni scorsi aveva sottolineato che i ricavi per le vendite della bambola tramite l’e-commerce The Blonde Salad, erano stati donati nel luglio 2019, precisando che “l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato – come dichiarato nei materiali di comunicazione – esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”. Le tre diverse iniziative dell’influencer legate alla beneficenza sono ora oggetto di indagini dei magistrati.

Meloni: in Cdm giovedì norma su beneficenza

Sul caso del pandoro Balocco sponsorizzato da Chiara Ferragni “io” ad Atreju “non volevo creare un caso, mi interessa la questione, ci sto lavorando e arriverà nel Consiglio dei ministri di giovedì” una norma sulla trasparenza nella beneficenza. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della registrazione di “Quarta Repubblica”.

“La vicenda – ha spiegato Meloni – ha fatto vedere che effettivamente c’è un buco nella normativa, in termini di trasparenza, delle attività commerciali che hanno anche uno scopo benefico”, per questo “adesso stiamo facendo una norma” per cui “sulla confezione di quello che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, per cosa vanno le risorse e quanta parte di quelle risorse viene effettivamente destinata a scopo benefico. Trasparenza, non divieti”, ha sottolineato la premier.

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