Il secondo giorno di Venezia 80 è il giorno di Ferrari di Michael Mann, affascinato dalla figura del pilota e fondatore della leggendaria casa automobilistica.
Ferrari
Il regista statunitense classe 1943 lo racconta in un periodo di crisi e precisamente nell’estate del 57, quando su Enzo Ferrari incombe il fallimento dell’azienda, il matrimonio si incrina per la perdita del figlio Dino e per il riconoscimento di un figlio da un’altra donna, mentre la passione dei suoi piloti li spinge oltre i limiti nella pericolosa corsa che attraversa l’Italia, la Millemiglia.
Attraverso il volto scolpito di Adam Driver Michael Mann fa rivivere il patron della Ferrari, uomo complesso e tormentato, arguto e tragico con partecipazione e ammirazione, ma senza farle un mito.
Dogman di Luc Besson
Secondo film in concorso è Dogman di Luc Besson, straordinaria storia di un bambino segnato dalla vita, che troverà la salvezza attraverso l’amore dei suoi cani. E’ ispirato alla storia vera di una famiglia francese, che rinchiuse il figlio di 5 anni in una gabbia.
Con Dogman Besson si chiede come riesca una persona a sopravvivere a tale sofferenza e la risposta è appunto l’amore, in questo caso, l’amore dei cani. Besson invita così gli spettatori a simpatizzare col protagonista tutto quello che fa, dice, è una reazione alla sofferenza che ha patito, senza però mai perdere la dignità. E conclude citando Alphonse de Lamartine: “ovunque ci sia un infelice, dio invia un cane”.
El Conde di Pablo Larrain
Terzo film in corsa per il Leone d’Oro in questa seconda giornata del festival è El Conde del cileno Pablo Larrain, commedia dark horror ambientata in un universo parallelo, ispirato alla storia recente del Cile.
Il film ritrae il dittatore Augusto Pinochet nei panni di un alato vampiro che vive nascondendosi in una villa in rovina in un paese desolato. Dopo 250 anni di vita, Pinochet vampiro deciderà di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna.
Troverà una nuova ispirazione attraverso una relazione inaspettata, ma al di là del finale, l’idea inquietante del Conde è che un personaggio come il generale Pinochet possa davvero non morire mai.