La trama di “Finchè c’è prosecco c’è speranza”
“Don Ambrosio cercò di guardare la donna dritto negli occhi. Gli costava fatica, ma si sforzò e trovò un fondo d’inferno, scuro e denso. Arretrò, iniziando a immaginare torme di indios che raccoglievano banane nel bel mezzo delle colline del prosecco”.
Ferragosto di fuoco per l’ispettore Stucky: in gita tra le colline del prosecco con le belle vicine di casa, si sveglia in un letto non suo, in posizione non consona. Unica certezza, le stelle. Di ritorno a Treviso, cercando conforto tra i calici, trova il suo oste di fiducia malinconico: non si capacita del suicidio plateale del conte Ancillotto, fornitore di vini d’eccellenza.
Perché dovrebbe suicidarsi, un uomo che ama le donne, camminare, guardare il fuoco e, naturalmente, il vino? Mentre Stucky indaga a modo suo, conversando con la governante, l’amante a cottimo e il prete, piomba in paese Celinda Salvatierra, tellurica come le terre andine da cui proviene.
Da questo libro il film, scritto dallo stesso autore con Antonio Padovan, regista de “Finché c’è prosecco c’è speranza”.
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