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Finchè c’è prosecco c’è speranza, da libro a serie tv

In "Finché c’è prosecco c’è speranza", l’ispettore Stucky esplora misteriosi suicidi e omicidi tra le colline del prosecco, svelando intrighi locali in una nuova serie TV

“Finchè c’è prosecco c’è speranza”, un capolavoro cartaceo, già trasformato in film e ora tramutato in serie tv.

La trama di “Finchè c’è prosecco c’è speranza”

“Don Ambrosio cercò di guardare la donna dritto negli occhi. Gli costava fatica, ma si sforzò e trovò un fondo d’inferno, scuro e denso. Arretrò, iniziando a immaginare torme di indios che raccoglievano banane nel bel mezzo delle colline del prosecco”.

Ferragosto di fuoco per l’ispettore Stucky: in gita tra le colline del prosecco con le belle vicine di casa, si sveglia in un letto non suo, in posizione non consona. Unica certezza, le stelle. Di ritorno a Treviso, cercando conforto tra i calici, trova il suo oste di fiducia malinconico: non si capacita del suicidio plateale del conte Ancillotto, fornitore di vini d’eccellenza.

Perché dovrebbe suicidarsi, un uomo che ama le donne, camminare, guardare il fuoco e, naturalmente, il vino? Mentre Stucky indaga a modo suo, conversando con la governante, l’amante a cottimo e il prete, piomba in paese Celinda Salvatierra, tellurica come le terre andine da cui proviene.

È l’unica erede del conte Ancillotto, e semina il panico tra i viticoltori minacciando di sradicare le vigne per impiantare filari di banani a perdita d’occhio. In una notte di temporale, tre colpi di pistola si confondono con i tuoni. L’ingegner Speggiorin, direttore del cementificio, cade nel fango per sempre. Stucky intravede i soliti intrighi mondani dietro queste morti innaturali – corna, rivalità, vendetta – ma sa che la vera risposta è nei gas, nel vento. Nelle bollicine del prosecco, nella polvere che si innalza dai camini del cementificio e si posa su insalate, acque, grappoli dorati. Nella ruggine che il matto del paese gratta sulle tombe dei concittadini, impartendo benedizioni, ma anche “fragnoccole a destra e a sinistra con palo di robinia…”
Da questo libro il film, scritto dallo stesso autore con Antonio Padovan, regista de “Finché c’è prosecco c’è speranza”.

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