Francesco Noce: i medici devono innanzitutto saper fare

Il Dr. Francesco Noce dice che gli iscritti alle facoltà di medicina dovrebbero essere proporzionati alle capacità didattiche dell'Università

Il conduttore presenta la puntata continuando sul tema della mancanza di personale e ricorda una riflessione fatta dal Dr. Flor nelle puntate precedenti: ovvero, la domanda che molto spesso gli viene fatta dai suoi colleghi esteri che gli chiedono come sia possibile che, in Italia, manchi personale se possediamo 14mila medici per 5milioni di abitanti. Rivolge dunque il quesito al Dr. Francesco Noce: “i 14mila medici, fanno i medici oppure una parte di questi fa un altro tipo di lavoro?”

Francesco Noce, Federazione Regionale OMCeO

“14mila medici sono quelli del servizio sanitario nazionale. Ma la sanità è molto più complessa, quindi, ci sono moltissime specializzazioni al giorno d’oggi, che una volta non esistevano negli ospedali.

Devo dire un’altra cosa: che c’è stata, parlavamo prima di errata programmazione. Anche prima, il Dr. Leoni, Vicepresidente nazionale della Federazione dell’ordine, ha spiegato molto bene qual è stata la programmazione sbagliata che c’è stata in questi anni in Italia. Quindi c’è, effettivamente, una carenza di medici. Soprattutto poi in determinate specialità e in determinate branche della medicina. È questo il vero problema.

Noi abbiamo dei bandi di concorso. Soprattutto, il Dr. Contato, me ne darà atto; che non si presentano. Cioè sono bandi di concorso, soprattutto, per quanto riguarda: anestesia, pronto soccorso, medicina d’urgenza e via dicendo, che ci sono posti e non si trovano medici. Questa è la verità. Anche perchè molti, poi, vanno a lavorare, come diceva prima, nel privato. Dove trovano situazioni, evidentemente, più vantaggiose. Sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista dell’attività lavorativa. Soprattutto in questo periodo. Perchè lì in genere si fanno degli interventi di elezione e non interventi d’urgenza, interventi molto complicati.

Poi, c’era stato detto, in questo periodo qua, di liberalizzare l’accesso alle scuole di medicina: aumentiamo gli studenti in medicina, cos’ non avremo problemi. Non è questa la soluzione. La soluzione è di creare medici che siano formati veramente.

Andrebbe rivisto un po’ anche la formazione dei medici. Non è solo un problema di numero. Ma, tra l’altro, quando mi sono iscritto io a medicina, nel 1966. Quindi è passato un po’ di tempo. Eravamo circa 300. Allora ci si poteva iscrivere solamente dai licei, poi è stata liberalizzata. Chiunque poteva iscriversi, non c’era numero chiuso. Però c’erano i bienni, che erano molto selettivi. Si facevano, mi ricordo, dei laboratori: di chimica, di biochimica e via dicendo. C’erano tre bienni e, se uno non aveva superato tutti gli esami, non si poteva accedere al biennio successivo.

Liberalizzazione

Con la liberalizzazione, cosa è successo? Ad un certo punto, da 300, le matricole sono diventate 4000. Un’università che faceva fatica a preparare 300 medici, come fa a prepararne 4000? È impossibile.

Possiamo anche discutere del metodo di come vengono fatti gli esami per entrare nella facoltà di medicina. Quei test che vengono fatti ogni anno: test d’ingresso. Vedremo le modalità. Se sono giuste, qualcuno dice che non siano giuste, ma lì, è un altro problema.

Il numero degli iscritti alle facoltà di medicina, dovrebbe essere proporzionato alle capacità didattiche di quell’Università. Che non è solo la parte teorica: quella si può fare anche, magari con la nuova tecnologia, anche in webinar e via dicendo, ma soprattutto la parte pratica.

Tre cose fondamentali di un medico secondo il Dr. Francesco Noce

Allora, se un’Università non è in grado di preparare a saper fare; non verrà fuori un medico formato. Io mi ricordo che, ai miei tempi, si entrava come allievi nelle cliniche, già a partire dal terzo anno, Dove si facevano anche i medici. Adesso, forse, sarebbe improponibile, perchè se non c’è la laurea sarebbe improponibile farlo per problemi medico-legali. Ma, una volta, gli studenti facevano moltissima attività e sapevano fare.

Se posso fare un esempio personale. La prima attività che fa un laureato in medicina, in genere, è quella di fare una sostituzione di un medico di medicina generale. Ai miei tempi, i medici di medicina generale, erano i medici condotti. Quelli avevano personale, perchè avevano: l’infermiera del comune, l’ostetrica del comune, l’assistente sanitaria del comune. Poi facevano un po’. Avevano le pinze odontoiatriche, i forcipi per i parti.

Esperienza personale del Dr. Francesco Noce

Io sono andato a fare una sostituzione, ed ero abilitato da tre mesi, in un paese di circa 5000 abitanti. Allora i medici avevano, non i 1000, ma i 3000/4000 pazienti. Mi ricordo che, il medico allora era in attività 24 ore al giorno, mi telefonò l’ostetrica alle 2 del mattino, perchè non riusciva ad aspettare un parto a domicilio. Io ero abilitato da tre mesi. Corro, vado, passo dal laboratorio del medico a prendere anche un forcipe: che mi avevano insegnato. Per fortuna adesso sono sono metodiche che sono state abbandonate. Però, per fortuna, si è trattato di un’angustia dei genitali. Ho eseguito una episiotomia, ho aspettato il parto, seconda azione della placenta, ho ricucito secondo i piani vaginali. Ed ero abilitato da tre mesi.

Ecco cosa dico del saper fare. Molte volte, i giovani al giorno d’oggi, come mi è capitato, non sanno neanche fare un’endovenosa. E questo dipende da quel saper fare”.

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