Frode di manodopera nel trevigiano, l’indagine

Un gruppo di imprenditori nella Marca Trevigiana faceva lavorare decine di addetti senza contratti lavorativi. La Guardia di Finanza interviene e scattano denunce, indagini e multe

Scoperta dalla Guardia di Finanza una frode di manodopera nel trevigiano. Denunciati otto imprenditori, tre italiani e cinque stranieri, che gestivano sei società. Di questi uno era il committente e tre fornivano la manodopera per produrre il packaging e imballaggio di vari.

L’elusione del rischio d’impresa

Questi imprenditori sulla carta lavoravano per un contratto d’appalto del valore di 4 milioni e 300 mila euro. In realtà però non disponevano di lavoratori dipendenti ma di esterni. Si trattava, quindi, di una quarantina di addetti senza vincoli di dipendenza e senza relativi obblighi fiscali e contributivi.

L’organizzazione era tale che il personale veniva chiamato soltanto quando era necessario e dunque non c’era il rischio di impresa e nemmeno l’organizzazione autonoma di mezzi e risorse. L’organizzazione del lavoro, infatti, era in mano alle aziende e dunque le società appaltatrici avevano solo compiti amministrativi.

Come funzionava e la risposta della finanza

In particolare i lavoratori nel corso delle prestazioni eseguivano gli ordini impartiti dalla committente i cui amministratori e dirigenti decidevano il numero dei dipendenti quotidianamente necessari, le mansioni da svolgere, gli orari, i tempi e le modalità esecutive.

Emblematica la circostanza che gli operai al termine della giornata lavorativa consegnassero a uno dei referenti della committente un rapportino giornaliero. In questo dovevano indicare la tipologia di commessa per cui avevano lavorato e le ore impiegate. Una volta scoperta la vicenda, la Guardia di Finanza, oltre ad emettere denunce, ha anche subito applicato sanzioni per 92 mila euro.

 

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