Continua l’aiuto che il Veneto dà ai feriti nel conflitto in Ucraina. Sabato arriveranno un 47enne con lesioni multipla di schegge da proiettile e fratture alle spalle e alle gambe e un 43enne con lesioni da scoppio agli arti e fratture. Arriveranno domani in Italia, trasportati con aeromobile della Guardia di Finanza che atterrerà nel pomeriggio a Bologna, e poi saranno curati negli ospedali di Verona e Padova. E intanto nel Veneto continua il dibattito sulla fuga dei medici.
“Non discutiamo sulla fuga dei medici, ma alcune notizie circolate in questi giorni ci stanno infastidendo.” Ha esordito così oggi, Luciano Flor, direttore generale della sanità veneta in un incontro con i giornalisti organizzato per smentire chi accusa il servizio sanitario pubblico veneto di rallentare l’assistenza.
Fuga dei medici
I tre punti che sono stati oggetto di un botta e risposta tra Luca Zaia e l’Ordine dei medici nei giorni scorsi, riguardano le carenze degli organici, gli stipendi ritenuti inadeguati a cui è legato l’esodo dei camici bianchi dagli ospedali.
Riguardo il primo punto, il presidente della Giunta regionale ha spiegato che in un anno sono stati assunti 85 medici in più. Altro che drastica riduzione del personale. Ma Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici di Venezia e vice nazionale, pur valutando il dato positivamente, mette il dito sulla vera piaga. Ossia la carenza di rianimatori e sappiamo quanto sia doloroso avere le terapie intensive senza medici. E la carenza di specializzati sulla medicina d’emergenza.
Giovanni Leoni, presidente Ordine dei medici ospedalieri Venezia – Cimo
“Ringraziamo per l’attenzione dimostrata in questi gironi, in particolare da parte del presidente della regione Veneto Luca Zaia per la categoria dei medici indipendenti.
Certificate da lui le assunzioni di circa 85 medici dal 2021 al 2022. Un’ottima notizia. Sicuramente il saldo in questo caso è positivo, però noi abbiamo i dati del dottor Domenico Mantoan sempre della regione Veneto di allora, datati dicembre 2018 che ci comunicava che mancavano 1295 medici, in particolare 150 di rianimazione e 150 di pronto soccorso. Non sappiamo come sia andata la copertura di quei posti vacanti.”
C’è poi il secondo punto. Quello della convivenza tra i contratti privati e quelli pubblici, tutto da approfondire, che ha fatto fuggire molti sanitari anche all’estero.
“Il presidente Zaia ha detto che ci sono ormai oltre più di 2200 contratti di tipo professionali. Il loro costo orario a parità di lavoro, è il doppio di quello di un medico dipendete. Quindi sono molto più vantaggiosi per chi li fa. Naturalmente bisogna cercar di valorizzare coloro che lavorano in emergenza e urgenza. Non fanno libera professione, hanno lo stipendio e fanno questo lavoro che è rischioso, sia per loro incolumità personale, sia per quello che la responsabilità medico-legale, che è molto importante.”
Margini di miglioramento e meno spese sul personale
Chi è rimasto però, ha fatto il suo dovere e anche di più, facendo risparmiare alla regione Veneto e dunque, l’Ordine si attende di capire come la Giunta Zaia intende sfruttare questi margini di miglioramento effettivamente esistenti.
“I margini di miglioramento ci sono, anche perchè con dati Age.na.s (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) è stato certificato che il Veneto nel 2020 con 5 milioni di abitanti ha speso 400 milioni in meno sul personale, medici, infermieri e OSS, rispetto alla regione Emilia Romagna che ha 4 milioni e mezzo di abitanti. Mezzo milione di abitanti in meno.
Le possibilità probabilmente ci sono. Vedremo a un tavolo di discussione quali saranno le ipotesi per il miglioramento di quella che l’assistenza sanitaria nei centri veneti, data da medici dipendenti, con contratto stabile e con adeguata evoluzione di carriera che renda desiderabile semplicemente il lavoro nel pubblico. Non cercando di dare maggiori guadagni, magari senza alzarsi di notte e senza lavorare di domenica, che offre il privato in questo periodo.” Conclude Giovanni Leoni.