Anche se la Repubblica Italiana dal 1948 non riconosce i titoli, principi, marchesi e baroni sono, comunque, figure circondate da un’aurea di leggendaria grandezza e destano sempre curiosità. Come è accaduto per il conte Gian Galeazzo Vianelli, che vive con stile il suo antico lignaggio in quel di Rosolina, anzi in più lavori.
Le origini nobili di Gian Galeazzo Vianelli
“Buongiorno telespettatori, mi chiamo Gian Galeazzo Vianelli. Io e la mia famiglia siamo di origine veneziana. Il mio antenato è stato il presidente del consiglio dei dieci, un altro è stato un grande ammiraglio della Serenissima e per un periodo, durante l’invasione turca, i miei parenti lasciarono Venezia e si sono stabiliti a Chioggia. Invece, io mi sono stabilito a valle, perché ci sto molto bene e gestisco le mie attività e resto sempre qui con mia moglie. Mi dicono che il mio casato risale a VIII secolo d.C, però ce ne sono poche tracce. Ricordo mio nonno, mia nonna, mio padre, mio zio.”
Gian Galeazzo Vianelli: il suo lavoro fatto con passione
“Al mio stato avanzato di età, mi occupo delle valli, delle campagne e anche in parte del campeggio. è una cosa che mi toglie molto dal mio tempo libero, perché ho molta passione per il mio lavoro e perciò mi riesce bene. Adesso sono arrivato dalla trebbia in campagna, perché stiamo trebbiando. Quando si finisce in campagna, si inizia nelle valli, poi viceversa e poi sono in campeggio. È tutto un lavoro, ma basta farlo con passione e, di conseguenza, le cose riescono abbastanza bene.”
Nobiltà d’animo piuttosto che un titolo
“Il titolo nobiliare di conte a oggigiorno, secondo me, conta poco, perché bisogna essere conti o nobili nella mente, nella testa e nel cuore, piuttosto che possederlo. Questa è la mia idea e penso che sia la più giusta e la più valida.”