Giorgio Palù ci spiega, anche in termini tecnici, la variante inglese e le altre varianti del virus. Nonostante ciò ha rassicurato la popolazione, in quanto la notizia di tale variazione ha creato un allarme eccessivo.
Le parole di Giorgio Palù
Oggi la collega di Ancona mi ha telefonato dicendomi che la variante inglese è presente in Italia soggetti che non non sono mai andati. Bastava sequenziare di più. Noi abbiamo 900 sequenze depositate sono oltre 200.000 quelle depositate dagli inglesi, ovvero 20 volte in più di noi. Le tecnologie di oggi ci permettono di sequenziare il genoma umano in un pomeriggio, quando anni fa lo si sequenziava in quattro anni.
Il virus è già variato molte volte
Ora immaginatevi un genoma di un virus che ha trentamila nucleotidi e non tre miliardi e mezzo, quindi sequenziarlo richiederebbe pochi minuti. Avendo parlato con colleghi, e con il mio mentore, il presidente della Royal Society, mi hanno spiegato che i primi casi erano tutti asintomatici ed è da settembre che la seguono. Dei primi vaccinati, nessuno si è ancora ammalato. Inoltre sappiamo dai dati di Moderna ed altri, che le mutazioni del virus sono ben nove nella proteina Spike, ma c’è anche la mutazione seicentoquattordici che già conoscevamo. Ma questo virus muta meno dei virus influenzali perché è un enzima che corregge i suoi errori di incorporazione.
La variante inglese
“Questa variante inglese ha particolari mutazioni, si è diffusa da settembre. Il 70% del virus in circolazione può avere un lignaggio diretto con questa variazione. Sappiamo che è presente in Sud Africa, Danimarca, Olanda e oggi anche in Italia. In Veneto si saprà molto presto perché si è avviata una collaborazione delle strutture dedicate. Posso dire però che l’allarme è stato eccessivo”. Conclude Giorgio Palù, Presidente Aifa