Giovanni Leoni, Presidente Ordine dei medici di Venezia, nonché vicepresidente nazionale Ordine dei medici, è ospite di Maria Stella Donà a La Voce della Città Metropolitana e discute intorno al medico di colore aggredito, Nelson Yontu.
Giovanni Leoni: “Siamo qui per parlare di una vicenda particolarmente triste, tale per due ragioni. La prima riguarda la violenza contro gli operatori sanitari. La seconda sconfina nel razzismo. Il medico aggredito è un professionista serio, bloccato nel tentativo di fare il suo dovere. Gli è stato impedito di telefonare e gli è stato estorto un certificato. In questo contesto si colloca l’aggressione. Noi condanniamo fermamente ciò, è stata infatti portata avanti una campagna contro la violenza”.
C’è una componente razzista?
“È di colore, ma è italiano, laureato a Padova e parla perfettamente la nostra lingua. Il fatto che sia stato aggredito a Chioggia è molto doloroso. Ricorda la vicenda di un altro medico picchiato a Cavarzere, il quale ha dovuto ricorrere a un intervento per la ricostruzione delle ossa facciali”.
“Dalla stampa sembrava che l’aggressore stesse tornando dalla spiaggia. La verifica fiscale inquadra regole precise sulle ore di visita. Il fatto più grave è stata l’intimidazione. Nessuno dei passanti, inoltre, ha aiutato il medico, il quale veniva costretto a certificare il falso”.
“In questi casi bisogna arrivare al rispetto delle regole. Non è possibile arrivare a queste conseguenze, soprattutto considerando l’aggravante del colore della pelle”.
“L’aggressore ha caricato la situazione con il fatto che fosse di colore, ma probabilmente avrebbe caricato anche un altro medico fiscale. Questa situazione va comunque considerata per la gravità che possiede. Il medico in questione ha presentato un esposto e noi, come Ordine dei medici di Venezia, cercheremo di affiancarlo durante l’iter legale”.
Quanto ha rischiato la vittima?
“È stata aggredita una normale famiglia italiana. La moglie ha scritto una lettera pubblica esprimendo la profondità del suo dolore e difendendo il marito. Noi viviamo ormai in una società multirazziali, orgogliosi delle nostre tradizioni, ma aperti. Gli scontri razziali che avvengono in America avvengono anche a casa nostra”.
Com’è cambiato il front-office dei medici rispetto ai pazienti?
“La situazione è molto variegata, anche per quanto concerne la Guardia Medica. Ci sono stati anche omicidi. La professione vira verso il femminile, sia nel territorio, sia in ospedale. Queste donne sono da sole, spesso isolate. Bisogna fare la messa in sicurezza degli operatori sanitari”.
Si ha meno rispetto verso la professione del medico?
“I tempi sono cambiati. Bisognerebbe avere rispetto di coloro che hanno dedicato la propria vita a curare il prossimo”.