La Voce della Città Metropolitana

Giusy Mainardi: le ragazze e le materie di tipo scientifico

Materie di tipo scientifico: Giusy Mainardi orienta le ragazze della Fondazione Bellisario verso queste discipline, poco scelte dalle donne

Maria Stella Donà a La Voce della Città Metropolitana ospita Giusy Mainardi, responsabile tavolo innovazione e tecnologia della Fondazione Bellisario di Venezia. Laureata in fisica nucleare, è un grande personaggio che fa la differenza a Venezia. Si occupa dello sportello dedicato all’orientamento per le ragazze della Fondazione Bellisario. Inoltre, sta dando un grosso contributo ad orientare le ragazze, che spesso non scelgono delle facoltà di tipo scientifico.

Giusy Mainardi, cosa dite alle ragazze quando si rivolgono a voi?

“È uno sportello sperimentale nato qualche settimana fa rivolto alle giovani donne, alle studentesse. Le aiutiamo a valutare più consapevolmente, fornendo loro una serie di informazioni e contatti con diverse donne che operano in certe professione, un percorso di studi e una carriera in ambito STEM.

STEM è l’acronimo di: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. All’interno delle STEM troviamo anche medicina e le facoltà paramediche. Se togliamo queste, la presenza femminile è veramente nulla. Soprattutto in informatica e ingegneria. le facoltà del futuro, le donne scarseggiano.

Quindi lo sportello è nato per dare una presenza concreta sul territorio e un aiuto per le ragazze. Loro possono decidere di intraprendere un percorso di sei mesi con valutazioni, contatti, analisi e visite in modo tale da poter scegliere in maniera consapevole”.

Spesso una ragazza ha delle resistenze culturali e familiari

“Esatto. La maggior parte delle ragazze tra gli 11 e i 14 anni decidono di intraprendere un percorso STEM professionalmente. Poi, arrivate ai 18 anni, al momento della scelta, c’è una serie di motivazioni e una sensazione diffusa. Nel settore scientifico-tecnico gli uomini sembrano fare la parte dei leoni quindi le ragazze si tirano indietro”.

Cosa affronta una studentessa in questo percorso di sei mesi?

“Ogni ragazza avrà una mentore dedicata che sarà la sua accompagnatrice e suo riferimento. Questa donna verrà scelta il più possibile vicina alle prospettive e agli obiettivi della ragazza”.

Il mondo della scienza è molto ampio. Le scienze sono molto diverse tra loro

“Le scienze sono tante. È chiaro che per aiutare al meglio le ragazze bisogna accompagnarle in un percorso di analisi delle professioni, delle possibili aziende e dei possibili istituti. Non ultimo, è fondamentale essere messe a contatto con altre donne che siano di modello. Ma non le donne nei laboratori che hanno dedicato una vita al loro lavoro, ma quelle che hanno raggiunto un equilibrio importante tra vita professionale e personale. Possono affiancarsi alle giovani trasmettendo dei consigli e diventando un riferimento. È una forma che noi chiamiamo mentorship”.

Che tipo di prospettive ci sono per le donne nel mondo scientifico?

“È un momento eccezionale per noi. Il mondo delle scienze impatta in una società sempre più digitale. Per arrivare ad una digital transformation bisogna raggiungere dei successi nei progetti che si fanno. Bisogna avere 3 componenti e tutti i progetti saranno basati su questo paradigma.

Bisogna conoscere molto bene il business dell’attività che si fa, avere una grande attenzione allo sviluppo dell’interfaccia utente e conoscere bene la tecnologia. Solo se si mettono insieme queste 3 componenti, i progetti di trasformazione digitali, che impattano tutti i progetti scientifici e di trasformazione della nostra vita e della nostra società, hanno successo”.

Le 3 componenti nel dettaglio

“Le donne sono naturalmente bravissime nel conoscere il business in maniera approfondita. Siamo precise, studiamo, entriamo nel merito, facciamo confronti e siamo molto concrete. Siamo molto brave anche nel secondo pilastro, che è quello della User Experience. Poi siamo empatiche, ci immedesimiamo negli utenti, nei nostri clienti e cerchiamo di capire cosa vogliono loro in un’applicazione digitale.

Possiamo fare tutta una serie di simulazioni che spesso non vengono fatte e che fanno drasticamente fallire i progetti. Però manchiamo sul terzo pilastro: la tecnologia. Sulla questa non ci siamo proprio numericamente.

Se riusciamo ad entrare in gran numero anche su questo terzo pilastro, siamo protagoniste perfette di una trasformazione digitale che ci deve davvero vedere come soggetti principali. C’è un bisogno estremo di persone con queste competenze e le donne non ci sono.

Se noi riuscissimo a prendere questo treno, potremmo davvero fare la differenza per noi, per la società e anche per il nostro Paese. Ricordiamoci che nuovi talenti vogliono dire anche nuovo PIL. È un momento particolarmente favorevole”.

È brutto quando si distingue tra intelligenza maschile e intelligenza femminile

“Sono i numeri che fanno la differenza. Le donne sono molto presenti dal punto di vista dei risultati, ma numericamente inesistenti”.

Sfatiamo il mito che le donne non hanno una mentalità di tipo scientifico

“Infatti, non è assolutamente vero. Anche il fatto di aver fatto studi classici, tante volte diventa una forma di ostacolo per le ragazze o per le loro famiglie. Non è un ostacolo. È veramente un grande valore perché, come dicevano Steve Jobs o Einstein, che se ne intendevano di creatività, “mettere insieme una cultura umanistica e una cultura scientifica fa arrivare al miglior risultato possibile” ha detto Giusy Mainardi”.

Spesso i migliori ricercatori sono italiani perché abbiamo un tipo di scuola che nel resto del mondo non c’è

“Sì: abbiniamo la creatività e gli studi umanistici con quelli scientifici, per cui traiamo il massimo valore dall’innovazione. La contaminazione culturale scientifico-umanistica è vincente”.

Ci sono delle facoltà nel nostro territorio, ad esempio il polo scientifico universitario che c’è a Mestre, che possono essere utilizzate

“Sì, e devono essere utilizzate. Noi abbiamo realizzato anche delle collaborazioni. Siamo in un network che comprende l’Università di Ca’ Foscari nel polo scientifico-tecnologico di Mestre piuttosto che altre realtà del territorio come le Camere di Commercio.

È importante valorizzare le facoltà locali. Tra l’altro, l’Università di Venezia ha avviato un corso nuovo di ingegneria fisica. Sono dei corsi molto ben organizzati e gli allievi sono seguiti e con ottime prospettive. Quindi sicuramente il territorio può fornire dei percorsi e degli sbocchi professionali interessantissimi.

In un evento che abbiamo organizzato il 7 giugno, reperibile nella pagina Facebook della Fondazione, abbiamo fatto partecipare anche due studentesse di Venezia. Le ragazze hanno presentato un loro lavoro legato alla sostenibilità” ha detto Giusy Mainardi.

Voi siete aperte anche ai ragazzi o no?

“Noi non escludiamo mai nessuno, ma nasciamo per supportare chi è più indietro. Lo sportello è a numero chiuso, per cui soltanto le prime 10 iscritte potranno ricevere questo servizio. L’indirizzo di posta elettronica a cui dovranno scrivere è stembellisariove@gmail.com. Si verrà contattati dopo aver mandato una e-mail”.

Perché ha scelto fisica nucleare?

“Io volevo fare tutt’altro. Mi sono iscritta al classico per fare saggistica estetica e poi ho incontrato anch’io i miei modelli. Uno fisico e uno virtuale. In quarta liceo ha cominciato ad interessarmi un professore di fisica che è arrivato con una passione, una preparazione ed una capacità di farci vedere che quella facoltà poteva farci riflettere oltre ad ogni limite. Poi, parallelamente, i miei genitori mi hanno regalato un libro di biografie e tra queste c’era quella di Marie Curie”, ha concluso Giusy Mainardi.

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