Ritrovato a Dresda un manoscritto inedito di Carlo Goldoni della commedia “Il cavaliere e la dama” del 1752 . Costituisce un tassello importante per capire come il commediografo scriveva i testi prima della riforma del genere teatrale della commedia realizzata da Goldoni. Nelle edizioni a stampa uscite successivamente al manoscritto, l’autore si premura di dichiarare che, rispetto all’originale portato in scena nel 1749, ha proceduto alla sostituzione delle maschere dialettali con altrettanti personaggi che parlano in lingua. La redazione di Dresda vede invece agire Pantalone, Arlecchino, Brighella, ciascuno nel dialetto originario”. Le edizioni seguenti offrono personaggi alternativi e dalla lingua più scialbamente letteraria.
Il manoscritto di Goldoni
Il testo è stato scoperto da Riccardo Drusi dell’Università Ca’Foscari, alla Sachsische Landesbibliothek di Dresda.
Dopo questo manoscritto Carlo Goldoni cambiò la consuetudine del Teatro dell’Arte di fornire agli attori canovacci su cui improvvisare le battute. Fornì da allora agli attori il testo intero dei dialoghi. Abolì inoltre le maschere. A queste convinzioni il commediografo approdò dopo aver almeno in parte condiviso le precedenti esperienze di scrittura per le compagnie professioniste.