Un po’ per i materiali prediletti, un po’ per i messaggi lanciati e anche per le dimensioni monumentali le opere di Helidon Xhixha non cadono mai nell’indifferenza. L’artista di origine italo-albanese è tornato in laguna con “Luce”, la rinascita di Venezia.
Sette le installazioni, in acciaio Inox, che godono dell’ampia visuale offerte dalle tese dell’Arsenale di Venezia.
La storia di Helidon Xhixha
Nasce a Durazzo in Albania nel 1970, in una famiglia di artisti. Dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Tirana si trasferisce in Italia per continuare gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Brera (MI), dove si laurea nel 1999.
L’anno precedente, grazie ad una borsa di studio, frequenta la Kingston University di Londra, dove affina le sue tecniche di incisione, scultura e fotografia.
Sperimenta anche l’utilizzo di nuovi materiali tra cui l’acciaio inossidabile, che diventerà poi il materiale privilegiato intorno al quale ruoterà la sua ricerca artistica.
La mostra, di Helidon Xhixha, sarà aperta con ingresso libero dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 16.00 e sabato e domenica (festivi compresi) dalle 10.00 alle 17.00 fino al 13 dicembre 2020.
Le parole dell’artista Helidon Xhixha
“Ho scelto Venezia in questo periodo perché le mie opere riescono a riflettere la grande bellezza di questa città. Sono realizzate in acciaio, perché innanzitutto ci rappresenta nella contemporaneità in cui viviamo. È un materiale che non è mai statico.
Ha bisogno della luce, che lo plasma e lo riflette. Un’opera che cambia continuamente. Ogni volta il pubblico cerca di toccarlo come fosse acqua plasmata sull’acciaio”.
Le parole del co-curatore della mostra Klodian Dedja
“Helidon è uno degli artisti contemporanei che trasforma la forma. È quasi un gesto divino. Un’architettura spirituale, un’architettura che crea e discrea. Questa deformazione ci ricorda che niente è stabile.
Le opere ripropongono un mondo futurista. Un’opera galleggiante a Venezia, come Iceberg, è qualcosa di eccezionale. Come suo curatore farò di tutto perché queste opere vadano in giro per il mondo”.