La chiusura di numerosi ospedali a Venezia
In una recente intervista il dottor Salvatici ha dichiarato: “Quando una città come Venezia, che contava 20 ospedali nell’Ottocento, arriva a chiudere l’ospedale Giustinian segna inesorabilmente il suo destino”. Indubbiamente, oggi c’è stata un’evoluzione, quindi anche una riorganizzazione, in campo sanitario, diversificandosi totalmente rispetto al passato.
Con la caduta di Venezia nel 1797 crolla la medicina e l’assistenza alle persone
Le parole di Aristide: “Con la caduta di Venezia nel 1797, crolla anche quella che era l’assistenza alla popolazione. Nel campo dell’assistenza generale, si assiste ad un calo della medicina, la quale aveva mantenuto un buon livello anche durante le occupazioni austriache e francesi.”
“A seguito dell’Unità d’Italia, Venezia rientrò in una politica di omologazione. La medicina dell’epoca di Venezia era costituita da una ventina di strutture, ciascuna con quattro medici, otto suore e venti letti. Molti ospedali erano sulle isole con degli scopi ben precisi, un esempio è il sanatorio di Sacca Sessola.”
Le strutture mediche diffuse sulle isole veneziane
“Nelle isole c’era Sacca Sessola, l’isola dei matti, l’isola di San Clemente per le donne (quindi vi erano due manicomi), un sanatorio e il Lido. Il Lido era un ospedale eccezionale che aveva un’importanza enorme dal punto di vista ortopedico traumatologico. All’ospedale del Lido c’era addirittura un teatro, il Marinoni. C’erano quindi varie strutture sanitarie. Una era anche a Poveglia, che nasce come ultimo lazzaretto di Venezia nel 1700.”
“C’è stata quindi la chiusura di queste strutture nelle isole, come il Giustinian. Giustinian è a 150 metri dal punto franco: una comunicazione di Venezia con la terraferma sarebbe stata fondamentale.”
È così stato ricostruito il modello sanitario di Venezia nel corso dei tempi delle epidemie. Su questo modello, poi si è evoluta la sanità, fino ad arrivare ai giorni nostri.
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