Anche cani e gatti vengono danneggiati dal fumo e spesso sono più esposti ai rischi rispetto alle persone, ma il 28% dei proprietari è disposto a smettere.
L’Ordine dei veterinari di Milano è andato dritto al punto con una campagna di sensibilizzazione, chiamata “Il fumo uccide anche loro”, rivolta ai proprietari di animali domestici: lanciata nelle strutture veterinarie nei primi mesi del 2016, l’iniziativa si è conclusa con 120mila opuscoli distribuiti in circa 500 cliniche e ambulatori. E, stando ai dati di uno studio, ha riscosso un discreto successo.
L’obiettivo era convincere i clienti ad abbandonare le sigarette, o evitarle in presenza dei compagni a quattro zampe. E in questo senso, i risultati sono incoraggianti: il 28,4% dei proprietari ha dichiarato di voler dare un taglio al fumo per tutelare la salute di cani e gatti, l’8,7% chiederebbe al convivente di smettere e il 14,2% eviterebbe di fumare al chiuso.
«Abbiamo raccolto ottimi feedback da parte di chi ha ricevuto il materiale informativo – afferma Alberto Casartelli, consigliere dell’Ordine – a partire dal fatto che abbiamo esaurito tutte le copie di opuscoli e di libri a disposizione. Numerose persone che ci hanno chiesto ulteriori approfondimenti sui danni del fumo passivo».
Negli animali domestici, le principali cause di patologie legate al fumo passivo sono l’inalazione e il contatto diretto con i residui ambientali delle sigarette: la sigaretta è il principale inquinante dei luoghi chiusi e concentra diverse sostanze cancerogene che si depositano sul suolo, su mobili, tessuti e sullo stesso pelo delle bestioline, esponendole a gravi pericoli.
Secondo una ricerca dell’Università di Glasgow, gli animali sono più a rischio degli esseri umani per quanto riguarda le patologie da fumo passivo perché passano più tempo in casa dei proprietari, sono fisicamente vicini al fumatore (accanto o in braccio) e sono spesso a contatto con le superfici in cui si depositano i residui.