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Incontro con Francesco Cannadoro per il nuovo libro

"Come i bambini sotto il lenzuolo" svela i muri della retorica e del pietismo, esplorando l'impatto della disabilità attraverso la storia di Federico

A Martellago, ha avuto luogo una serata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della disabilità. Durante questa Francesco Cannadoro ha presentato il suo libro “Come i bambini sotto il lenzuolo”.

L’impatto della disabilità sulla famiglia in “Come i bambini sotto il lenzuolo”

Le parole dello scrittore: “Il libro “Come i bambini sotto il lenzuolo” è un libro che vuole andare a fondo rispetto a un argomento molto importante. Questo perché spesso si pensa che con la disabilità chi va via, chi scappa, chi non ce la fa, sia il codardo e il cattivo. Chi resta, invece, l’eroe. Per quanto ovviamente ci sono anche quelli che se ne vanno perchè non meritano due lire, però, in realtà, questa estremizzazione totale rischia di sminuire quello che è l’impatto della disabilità su una famiglia. C’è molto altro all’interno di questo tipo di situazioni. Io, con “Come i bambini sotto il lenzuolo” ho provato ad analizzare, tramite la storia di Federico, questa situazione.”

“Federico è un padre che ad un certo punto non ce la fa. Ho analizzato un padre innanzitutto perché io sono padre, quindi mi veniva più semplice. Io sono un padre che è rimasto, io ho un bambino di 9 anni gravemente disabile. Però ciò che ha portato Federico, il protagonista del libro, a scappare, è qualcosa che io ho dentro da sempre. Quindi, siamo tutti persone diverse e reagiamo in maniera diversa alle cose che ci accadono nella vita. Questo ho voluto analizzare all’interno del libro.”

Tra retorica e pietismo, quello che siamo abituati a vedere e come dovremmo approcciarci

“È difficile farsi ascoltare sul tema della disabilità perché, purtroppo, ci sono dei muri nella nostra società che sono eretti da retorica e pietismo. Io la vedo molto così, la retorica dei supereroi dei bimbi speciali che non permette di vedere come stanno le cose; oppure quella del genitore guerriero. In realtà, siamo dei poveri cristi a cui è capitato qualcosa e cerchiamo di barcamenarci in quello che ci è capitato. Però, se il racconto non di chi la vive viene fatto solo con retorica, non si vede cosa c’è davvero dall’altra parte. Non si vede cosa veramente ci sarebbe bisogno di fare.”

“Se ritieni che io sia un supereroe o un genitore guerriero che affronta ciò che mi è stato fatto affrontare, poiché sono in grado di farlo, non puoi veramente comprendere ciò che si cela al di là. Purtroppo questo è uno dei principali muri che si incontrano in quanto, chi è convinto della retorica è chi la disabilità non la vive. Se tu pensi che io sono un genitore guerriero, o un supereroe, e che mio figlio è un bimbo speciale e il migliore di tutti, tu ti deresponsabilizzi. Non pensi di dover fare qualcosa perché noi ce la facciamo già da soli. Ti dirò una cosa scontatissima per noi, in realtà non ce la facciamo da soli, nessuno ce la fa da solo al mondo.”

“A prescindere da ciò che capita, la vita dipende da noi. Io dico sempre: la disabilità fa schifo, ma la tua vita, nonostante la disabilità, fa schifo solo nella misura in cui tu glielo consenti. Questo non vale solo per la disabilità. Qualunque cosa che nella vita faccia schifo, fa schifo nella misura in cui tu glielo consenti. Poi ovviamente le cose esterne arrivano, però, se noi siamo lì a prendere sberle, le prendiamo. Se cerchiamo di prenderne un po’ meno, ne prendiamo di meno, è un dato di fatto. Cerchiamo, quindi, di prenderne un po’ meno.”

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