La presenza statunitense in Italia
Giorgia Meloni, prima di diventare Premier, si era espressa contro l’intervento italiano nella guerra in Ucraina. Tuttavia, una volta al potere, il suo Governo è diventato uno dei principali sostenitori dell’Ucraina, fornendo un ampio supporto. Questo cambiamento solleva interrogativi su quanto l’Italia possa davvero esercitare una politica estera autonoma.
La situazione è ulteriormente complessa considerando la significativa presenza militare americana in Italia. Nel 2013, il Paese ospitava 59 basi statunitensi; oggi, il numero è raddoppiato. Circa 13.000 soldati americani sono pronti a intervenire immediatamente in Italia, e la sesta flotta americana è basata nel Mediterraneo. Questo quadro suggerisce una forte influenza esterna sulla sicurezza e sulla politica italiana.
Una sovranità messa a dura prova
Riccardo Szumski afferma che l’Italia ha una sovranità limitata a causa del trattato di Parigi del 1947. Sostiene che Meloni avrebbe adottato una posizione più favorevole agli Stati Uniti per ottenere consensi elettorali, ma una volta al potere è stata vincolata dagli interessi americani. Anche il Movimento 5 Stelle, secondo Szumski, sarebbe stato supportato dall’estero per creare una falsa opposizione. In questa ottica, l’Italia non avrebbe la possibilità di adottare politiche autonome, in particolare in relazione alle trattative di pace.
Davide Lovat osserva che la presenza di caserme americane a Vicenza, che operano quasi come zone extraterritoriali, evidenzia un’asservimento al sistema capitalista liberale americano. L’Italia, secondo Lovat, ha ereditato le strutture politiche e militari dalla Seconda Guerra Mondiale e ha subito un’evoluzione che ha portato al dominio di èlite auto cooptate. Queste èlite, servendosi dell’apparato economico e militare americano, avrebbero trasformato la democrazia in una sorta di “teatrino”, dove i media mainstream giocano un ruolo cruciale nel mantenere lo status quo.
Costituzione e politica estera italiane
Daniele Trabucco solleva una questione cruciale relativa all’Articolo 11 della Costituzione italiana, che ripudia la guerra. Chiede come si possa giustificare il finanziamento delle armi all’Ucraina in contrasto con questo principio costituzionale. Trabucco suggerisce che l’Italia potrebbe essere coinvolta in una sorta di guerra difensiva allargata, iniziata nel 2014, e che il continuo finanziamento della guerra potrebbe perpetuarne la durata. A suo avviso, la politica estera italiana è in realtà dettata da Washington, confermando l’idea che l’Italia è eterodiretta.
La discussione mette in luce il dibattito su quanto l’Italia possa esercitare un controllo reale sulle sue decisioni politiche e militari. La crescente influenza americana e il cambiamento di posizione rispetto alla guerra in Ucraina sollevano interrogativi sulla sovranità e l’autonomia del Paese, offrendo spunti di riflessione sul futuro della politica estera italiana.
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