La Voce della Città Metropolitana

Josef Parente e la battaglia tra Prosecco e Prošek

Sono scaduti i due mesi dati a Italia e Croazia per presentare un'obiezione motivata contro e pro la menzione Prosek. Per la produzione del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sarebbe una sciagura e l'equivoco costerebbe miliardi di euro. Ma perchè i croati non possono usare la parola Prosek. Ce lo siamo fatti spiegare dal presidente della Confraternita della vite e del vino del veneto orientale e del Friuli Venezia Giulia

Siamo in collegamento con Josef Parente, Presidente della Confraternita Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli-Venezia Giulia. Lo abbiamo contattato perché ci sono parecchie cose che bollono in pentola riguardo il vino. C’è questa battaglia davvero terribile sul Prošek, che a detta degli esperti del settore potrebbe avere un effetto terrificante sulla produzione del Prosecco, in un momento in cui il Processo sta raggiungendo l’apice a livello mondiale con il suo nome.

Josef, vogliamo poi capire quali sono stati i risultati della vendemmia e sapere qualcosa di più su questa confraternita, nata nel 1959, molto conosciuta tra gli addetti ai lavori, ma poco dal grande pubblico.

“Certo, forse anche per colpa nostra perché dovremmo renderci un po’ più visibili”.

Però voi le battaglie le fate, vero Josef Parente?

“Sì, le facciamo soprattutto dal punto di vista culturale. Cerchiamo di far crescere la cultura della vite e del vino. Vogliamo mantenere un nostro grandissimo patrimonio. Credo che in questo momento, anche come produzioni agricole, la produzione dell’uva e del vino è quella che tira di più. L’unica che veramente tira. In più la vite è per noi un patrimonio culturale, dall’epoca dei romani fino ad oggi”.

Voi siete quelli che raccomandate che il vino va sorseggiato. Ricordo quella polemica di Oliviero Toscani che diceva che i veneti sono dei grandi ubriaconi. Voi non c’entrate nulla con questo mondo, vero Josef?

“No, certamente no. Tanto è vero che quando avviene l’investitura di uno dei nostri confratelli, viene utilizzata una formula che in sintesi dice ‘prometto di rispettare la cultura della vite e di fare dell’uso del vino non un vizio, ma una virtù’. Credo che in sintesi si dica un po’ tutto di quanto noi vogliamo dedicare. Noi siamo certo ubriaconi n’è come veneti n’è come friulani”.

Vendiamo talmente tante bottiglie che se ci mettessimo a berle tutte non riusciremmo a venderne così tante.

“Si parla di 700 milioni di bottiglie solo di Prosecco, di cui la metà vengono esportate all’estero”.

Oltretutto, per produrle e imbottigliarle, bisogna essere sobri perché se si è ubriachi si rischia di farle male. Giusto per rispondere ad Oliviero Toscani che ci vuole tanto bene.

Parliamo della polemica del Prošek. Alcuni dicono che tanto la gente riconoscerà il Prosecco e lo distinguerà dal Prošek, mentre molti dicono che è un argine e che se si rompe quello, si libera tutto un mondo.

“È bene fare battaglia in questo momento su questo nome. Certamente non dobbiamo mollare. Per altro, scade oggi, 22 novembre, il periodo di opposizione alla domanda creata per il nome Prošek. So che ci sono diverse opposizioni all’occhio dell’Unione Europea. La commissione dovrà analizzare le opposizioni che noi presentiamo al Prošek e pensiamo di avere degli elementi per vincere questa battaglia”.

Quali sono gli elementi che avete presentato? Ritenete che il Prošek non abbia le stesse radici e la stessa tradizione del Prosecco?

“È stata trovata questa nuova incisione in rame del Prošek, risalente al 1585 e trovata in Veneto. Questa testimonianza fa si che il nome Prosecco sia antecedente e storicamente accertato. Infatti, la località Prosecco, che si trova nei pressi di Trieste, era all’epoca bilingue e portava la dicitura Prosecco e Prošek.

Quindi questa è la prova regina diciamo.

“Questa la chiamano ‘la pistola fumante’. Quindi la prova regina che dovrebbe demolire un po’ le istanze”.

Qual è la paura più grande? Se dovesse passare questa cosa del Prošek cosa potrebbe accadere? Anche per tutti gli altri prodotti tipici italiani.

“Intanto diciamo una cosa: coloro che dicono che dal punto di vista commerciale non genera alcun pericolo, hanno degli elementi di ragione. Pensi che gli ettari coltivati a Prošek sono circa 20. Dove si coltivano tutte varietà autoctone per altro. Tutti soci che producono queste uve autoctone per creare il Prošek, sono circa 30 produttori. Che producono circa 3’000 bottiglie. Quindi sono una cosa irrisoria.

Loro non chiedono la denominazione di origine ma chiedono solo il nome ‘Prošek’ come prodotto tipico. Fino a qui non ci sono effetti pericolosi. Però, qualora passasse questa possibile omonimia ‘Prošek’ – ‘Prosecco’. Potrebbe allargarsi la coltivazione del Prošek, e quindi iniziare ad invadere il mercato confondendo la tipicità del nostro Prosecco. Che è un vino frizzante, un vino con delle caratteristiche completamente diverse. Mentre il Prošek è un vino passito, un vino dolce, un vino da dessert. Non ha nulla a che vedere con il nostro prosecco”.

Questa è la paura più importante. Però loro dicono ‘se passa questo principio, potrebbe passare anche per altri prodotti’ giusto Josef?

“Sì, perché per esempio la Germania produce dei vini che chiamano con varie desinenze che finiscono con secco. Quindi tantissimi vini bianche che limitano un po’ il nostro prosecco. Per altro pensando ad altri prodotti italiani, come il  Parmigiano Reggiano sappiamo quante imitazioni ci sono. Quindi noi dobbiamo bloccare questa tendenza che potrebbe riguardare non soltanto il Prosecco, ma tutti gli altri prodotti italiani”.

Anche perché con il Tokaji il Veneto ha già dato.

“Soprattutto il Friuli. Tutto il Nord-Est ha già dato. Per altro è passato in commissione europea, il principio che il Tokaji era una località, quindi non un vitigno. Mentre noi volevamo dimostrare che il Tokaji è un vitigno. Per cui, essendo una località, si ripete la situazione con la località Prosecco, perciò penso che non avremo possibilità di perdere questa battaglia”.

A meno che non si inventino qualcos’altro. Anche perché gli azzecca-garbugli non li ha inventati Manzoni. Manzoni ha solo colto il fatto che esistono gli azzecca-garbugli. Come è andata la vendemmia quest’anno?

“La vendemmia quest’anno, dal punto di vista quantitativo, è andata un po’ peggio dell’anno precedente. Abbiamo prodotto 44,5 milioni di quintali di uva. Con un calo medio italiano del 9%. Il Veneto e il Friuli hanno perso una quantità circa del 7%” ha detto Josef Parente.

Però a questo punto è più buono immagino.

“Una volta si usava dire ‘fammi povera’ diceva la vite ‘che ti farò ricco’. In effetti è così, il calo di produzione è dovuto all’andamento meteorologico di quest’anno. Ci sono state, soprattutto nel Centro-Nord, perché nel Sud le produzioni sono state anche maggiori rispetto all’anno precedente. Comunque la regione Veneto resta leader in Italia con 11 milioni di quintali”.

Una bellissima notizia. Grazie Josef Parente, naturalmente ci sentiremo ancora, perché ne parleremo ancora di questa vicenda. Grazie

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