A Venezia non mancano gli immigrati bengalesi. Juel Sadar ci racconta la situazione vista dai suoi familiari che abitano lì dopo la strage di Dacca.
A proposito della strage di Dacca in Bangladesh, di qualche giorno fa, abbiamo intervistato un immigrato bengalese, Juel Sadar, che vive e lavora a Venezia da molti anni. Gli abbiamo chiesto se qualche suo parente fosse stato coinvolto nella strage: purtroppo, ci risponde di sì. I terroristi sono entrati proprio nel negozio di suo cugino, il cui proprietario è suo nipote, e fra le vittime della strage c’è anche suo zio. Ci racconta che i suoi familiari sono sconvolti e che stanno malissimo perché ancora la salma di suo zio non è stata ritrovata. È la prima volta, ci conferma, che un paese così tranquillo come il Bangladesh è protagonista di un bagno di sangue simile, a maggior ragione pensando al quartiere che hanno scelto per l’attentato, quello diplomatico, di solito assolutamente tranquillissimo. Secondo lui, a questo punto, i terroristi non hanno religione perché non risparmiano nessuno, vogliono solo instaurare un regime del terrore e forse, in Bangladesh, ci sono riusciti perché ora tutti hanno paura. Lì da loro, difatti, si rispettano tutte le religioni ed il popolo è pacifico.