A Pechino non sembrano molto entusiasti di ospitare (eventualmente) Justin Bieber, le golfiste americane invece sono state riprese dalla loro associazione.
L’Agenzia comunale per la Cultura di Pechino ritiene “poco gradevole” la presenza in Cina di Justin Bieber, a causa del suo comportamento. Lo si deduce da una risposta, sul sito dell’ente, a un fan che chiedeva perché la star non faccia un concerto nel loro grande paese. L’addetto dell’Agenzia ha risposto che l’ultima volta – nel 2013 – le «parole e azioni» di Bieber avevano provocato «delusione» nel pubblico, senza aggiungere ulteriori spiegazioni. Il giovanotto si era tolto la maglietta sul palco, e aveva girato a petto nudo per le strade di Pechino.
L’agenzia ha aggiunto: «speriamo che Justin Bieber continui a migliorare il suo comportamento, crescendo, e che diventi un cantante realmente amato dal pubblico», ma per ora, «non è appropriato invitare artisti con un cattivo comportamento». La dichiarazione non dovrebbe essere comunque un divieto formale sui concerti di Bieber.
Biasimo anche per le golfiste americane perché si vestono poco, secondo la Ladies Professional Golf Association. Un’e-mail ufficiale elenca nel dettaglio ciò che non si può fare e le relative multe, mille dollari a botta: vietate le mini gonne («consentite solo se coprono completamente i glutei della giocatrice, in piedi o accovacciata», dice il testo), maglie smanicate, scollature e leggins, permessi sotto la gonna.
Il decalogo disciplinare non è piaciuto a gran parte del mondo femminile: la rivista Teen Vogue ha lanciato l’accusa di “slut-shaming”, cioè di colpevolizzazione della donna per come appare e si veste. La LPGA ha risposto facendo appello alla serietà: «Il codice sull’abbigliamento è per presentarsi in maniera professionale e dare un’immagine positiva della disciplina».
Del resto, nel “severo” mondo del golf, gli uomini devono avere la polo dentro i pantaloni e le donne le gonne al livello del ginocchio. Qualcuna aveva cominciato a prendersi troppe libertà, magari più per comodità che per volontà modaiola, ed è arrivato lo stop.