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La formazione all’Accademia di Paolino Libralato

Paolino Libralato, dagli anni in accademia al vedutismo veneziano. Un viaggio artistico tra maestri del Settecento e la scoperta della tecnica scenografica

 
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Nel 1982, Paolino Libralato, durante il periodo di formazione all’Accademia, entra come allievo in un laboratorio di scenografia. Qui apprende le prime tecniche pittoriche scenografiche dai maestri Bellini e Ranchetti.

Gli anni di formazione all’Accademia

Le parole del pittore: “Successero molte cose durante la scuola all’Accademia. Il primo anno, feci l’accademia normalmente come tutti gli allievi. Poi incontrai questo nuovo professore che aveva appena aperto un laboratorio di scenografia. Non si sapeva assolutamente niente perchè eravamo molto teorici a scuola. Quindi, il mondo della scenografia era molto lontano. I luoghi deputati erano Roma, Firenze, Milano. Quindi mai avrei pensato di intraprendere un lavoro di pittura di scena.”

L’interesse per il vedutismo veneziano

“Avevo comunque coltivato, parallelamente alla scuola, degli interessi per il vedutismo veneziano: Canaletto, Guardi, etc. Ma anche tanti altri autori minori, come Marco Ricci, Diziani, Giuseppe Zais. Li frequentavo perchè mi era stato richiesto, da un mercante d’arte, di riprodurre le poetiche felici di questi pittori del Settecento. Lui vendeva questi grandi quadri. Erano gesti molto nobili artigianalmente: erano fatti a mano, avevano l’invecchiamento, etc.”

Lo studio della tecnica scenografica presso le Gallerie dell’Accademia

“Era un mondo che mi attirava moltissimo, ma non capivo perchè. Ad un certo punto, cominciai a inventarli perchè non erano molto contemplati nei libri di storia. I libri di fotografia ce n’erano pochissimi. I primi approcci furono quasi disastrosi con questo mercante perchè mi disse “Questi primi tre quadri vanno benissimo, ma poi devi comunque approfondire la cosa. Vai a vederli alle Gallerie dell’Accademia”. Così ho cominciato ad andare nelle Gallerie a frugare questi quadri e imparai questa tecnica che non sapevo fosse scenografica. Poi scoprii più avanti che questi pittori, più o meno, erano tutti degli scenografi.”

“Quando feci il secondo anno dell’Accademia, incontrai questo professore di scenotecnica che mi portò per una settimana – 20 giorni nel suo laboratorio. Lì rimasi veramente scioccato, perchè era come entrare dentro ad uno studio del 1800. C’erano dei profumi e degli odori antichissimi.”

“Poi, di colpo, vidi tanta tanta fatica in questo lavoro. Eravamo negli anni ’80, dove ormai si pensava che questi lavori artigianali fossero soppiantati dalla tecnologia. Invece, mi trovai per terra disteso queste enormi tele con questi alberi, colonne, con questi ruderi, con questi paesaggi. Non erano altro che le cose che poi io dipingevo in piccolo in questi quadri 1×1,80m.”

GUARDA ANCHE: Paolino Libralato: l’ultimo pittore di scenografie

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