Radio Venezia Musica

“La mia patria attuale”, nuovo album di Massimo Zamboni

Il 19 novembre la presentazione in anteprima

A distanza di quasi due anni dal suo progetto meta-letterario “La macchia mongolica” e a otto dal suo ultimo album di inediti “Un’infinita compressione precede lo scoppio”, Massimo Zamboni torna con un nuovo album intitolato “La mia patria attuale”. Presenterà l’album in anteprima venerdì 19 novembre 2021 alle ore 20.30 nella sua Reggio Emilia, al Teatro Municipale Valli durante il Festival Aperto.

L’artista emiliano è stato chitarrista e autore di band cardine del rock italiano come CCCP e CSI tra gli anni ’80 e ’90,

Ad accompagnarlo sul palco ci saranno tutti i musicisti che hanno collaborato alla realizzazione del disco: Alessandro “Asso” Stefana, Cristiano Roversi, Gigi Cavalli Cocchi, Erik Montanari, Simone Beneventi e Simone Filippi.

Le dichiarazioni di Massimo Zamboni su “La mia patria attuale”

Massimo Zamboni è così intervenuto per promuovere il suo album. “Un album dedicato all’Italia, al nostro Paese, in un momento in cui prevale la mancanza di fiducia e di affezione. Il sentimento della speranza non è mai stato così flebile nella coscienza dei suoi cittadini. Patria, la terra dei padri e delle madri, mai così in ribasso, consegnata tra la cronaca nera e la cartolina, al centro di un quadro sconfortante. Eppure il mestiere privilegiato dell’artista consente di avvicinare quotidianamente un’Italia che sogna, lavora, si offre, studia, sorprende, ci prova”.

“Soprattutto, che non ascolta l’urlo generale. Un’Italia di singoli che operano in microcosmi coraggiosi, fatta di talenti spesso silenziosi, di istituzioni e associazioni che conservano nel loro patrimonio genetico l’idea della collettività e devono lottare giorno per giorno contro la sommersione, insistendo di voler esistere. Grazie a volontà come queste si va avanti, si vive; bene e male, ma si vive. Per la grazia degli inconsapevoli, che non vedono il quadro generale, o se lo vedono lo trascurano fermamente, perché non c’è più spazio per le lamentazioni. Questo album si situa sommessamente all’incrocio tra la rabbia e la disillusione, l’incanto e lo sforzo”. Ha così concluso Zamboni

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