La riscoperta di “La vita è sogno”
Nel 2023 è passato un po’ sottotono l’anniversario dei 50 anni della morte di Gian Francesco Malipiero e dunque è una scelta quanto mai azzeccata quella della Fondazione Teatro La Fenice di chiudere la stagione lirica e di balletto proprio con un’opera del compositore veneziano. La vita è sogno andò in scena a Venezia 80 anni fa dopo aver debuttato a Breslavia, in Polonia, nel 1943.
Il nuovo allestimento è firmato dal regista Valentino Villa, le scene sono di Massimo Checchetto, i costumi di Elena Cicorella e il light design di Fabio Barettin. La direzione musicale è affidata a Francesco Lanzillotta, alla testa dell’orchestra e del coro del Teatro La Fenice.
Fancesco Lanzillotta: “Una partitura di grande fascino prima di tutto per la gestione della vocalità che Malipiero riserva ai cantanti. Vocalità che non disdegna l’elemento melodico, ma sono vocalità in cui l’elemento melodico è sempre presente all’interno di un declamato che fa sì che l’azione della drammaturgia abbia sempre la possibilità di avere una sua consequenzialità sul palcoscenico. Un’orchestra molto raffinita in cui spesso le varie sezioni dialogano tra di loro.”
Musica e libretto di Gian Francesco Malipiero
Non solo la musica, ma anche il libretto è opera dello stesso Malipiero, che si sentì sempre anche un letterato e che in questo caso fece una sorta di libera riduzione del famoso dramma filosofico spagnolo del 600 di Pedro Calderón de la Barca.
Suddivisa in tre atti e quattro quadri, quest’opera appartiene a una fase creativa di Malipero. Rappresenta una «parentesi lirica», come la definì l’autore stesso, un avvicinamento all’opera lirica tradizionale, testimoniato da un limitato recupero del recitativo e da uno sviluppo coerente dell’azione. Resta comunque l’articolazione “a pennelli” giustapposti tipica della musica di Malipiero. E tra favola e sogno vince il sogno, come spiega il regista Valentino Villa.
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