Cultura e Spettacolo

Libera Pedrazzoli: ostetrica fece nascere più di tremila bambini

Libera Pedrazzoli dedicò la sua vita ad aiutare il prossimo, dividendosi tra neonati e bisognosi, cambiando le sorti di un paese da sola.

Era il gennaio del 1940 quando Libera Pedrazzoli faceva nascere il suo primo bambino a Meolo. Cinquant’anni più tardi vestirà per l’ultima volta i panni di ostetrica, dopo aver fatto vedere la luce a più di tremila neonati.

Ottanta chilometri in sella ad una bicicletta lungo le strade buie, innevate, ghiacciate o distrutte dai bombardamenti dell’entroterra veneziano: Libera non si fermava mai.

Libera Pedrazzoli e la sua missione di vita

Partì da Pegognaga, un piccolo paese nella periferia di Mantova, con la sua valigia in mano e le idee ben chiare: voleva essere un’ostetrica. Iniziò così, con una laurea in Ostetricia e Ginecologia a Venezia, quella che per Libera diventò una vera e propria missione per la vita.

Aveva provato a lavorare come maestra nella stessa scuola in cui aveva studiato qualche anno prima. Libera insegnava, le piaceva, ma sapeva che la sua vita era sul campo. Sapeva che voleva esser parte di qualcosa di più grande che non si poteva imparare sui libri o spiegare dal banco di una cattedra. Per questo decise di lasciare Venezia e raggiungere Meolo, iniziando a lavorare come ostetrica comunale.

Il suo non era un semplice mestiere, ma una vera e propria missione che poteva portarla a far nascere fino a 175 bambini in un anno. Montava in sella alla sua bicicletta e pedalava per chilometri da Meolo verso i piccoli paesi vicini per aiutare le giovani madri a dare alla luce i loro bambini a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Una vita tra neonati e bisognosi

Nel pieno del secondo conflitto mondiale, in un paese immerso nella campagna, essere ostetrica significava far nascere i bambini al lume di candela, senza riscaldamento, senza acqua calda e spesso, tra le sirene dei bombardamenti aerei nemici.

Libera non si limitava ad assistere le future mamme durante il parto, ma si spingeva più in là, aiutando uomini e donne che si presentavano al consultorio pediatrico in cerca di assistenza, combattendo contro la tubercolosi e prestando soccorso agli sfollati di guerra.

Forte e determinata fino all’età di 93 anni, Libera dedicò la sua vita ad aiutare il prossimo, dividendosi tra neonati e bisognosi, cambiando le sorti di un paese da sola. Con la sua bicicletta portava solidarietà, dedizione e conoscenza, donando a quei bambini a cui dava la vita l’affetto incondizionato che aveva per la sua gente. Lo stesso che i cittadini di Meolo hanno dimostrato intitolandole un’intera biblioteca.

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