Livio Seguso, direttore artistico dell’ISS Abate Zanetti e Maestro, ci parla del vetro, di come nasce, di quali sono i termini tecnici usati nel distretto.
Livio Seguso: con l’espressione “la piazza” si fa riferimento a quel gruppo di persone che realizzano l’oggetto in vetro all’interno della fornace; gruppo a cui fa capo il Maestro, che realizza e completa l’opera, aiutato dai serventi e dai garzoni, che lo assistono nel lavoro.
Il vetro è un materiale che non può essere definito ne solido ne liquido: nella fusione avviene lo scomponimento del reticolo molecolare del materiale stesso. La solidificazione che avviene in seguito a questa scomposizione, dà vita al vetro.
L’ambiguità e la trasparenza del vetro sono sempre stati affascinanti: se si guarda un oggetto in vetro, si noterà sicuramente come, girandovi attorno e cambiando i punti di vista, il materiale, che è a tutti gli effetti solidificato, riesca quasi a mutare la propria forma, non rimanendo mai uguale a se stesso.
Il vetro è un materiale misterioso,freddo e duro come le pietre preziose, vivo e plasmabile come la creta, ma la sua peculliarità è la trasparenza e la luce che ha dentro. I veneziani hanno saputo estrarre dalla massa incandescente infinite forme nate nella loro mente e plasmate col fuoco e la fatica e hanno inventato le più fantasiose tecniche e alchimie per renderlo prezioso. Nei secoli passati hanno insegnato a tutta l’Europa le loro sofisticate lavorazioni.
La mia ammirazione per i maestri e gli operai di Murano e il mio rammarico per lo scarso impegno delle pubbliche e private istituzioni nel valorizzare di fronte al mondo un patrimonio ineguagliabile di storia dell’arte e di un’esperienza esercitata nei secoli e tuttora viva e operante in questa favolosa isola di MURANO