Se molte opere d’arte oggi vengono concepite con l’intento di scioccare, di essere brutali e disturbanti. Quelle di Lorenzo Quinn, al contrario, fanno leva su buoni sentimenti, principi etici e storie a lieto fine, che da tempo a Venezia abbiamo imparato a conoscere.
Lorenzo Quinn, figlio del celebre attore hollywoodiano Anthony Quinn e della veneziana Jolanda Dolori, ha fatto della laguna il suo palcoscenico preferito. Così, dopo Support a Ca’ Sagredo e Building Bridges all’Arsenale, ha fatto atterrare le sue ciclopiche figure sul giardino di Ca’ Corner, sede della prefettura.
Lorenzo Quinn, scultore
“Intanto questa sede mi ricorda un momento bellissimo, molto speciale per me. Quando sono venuto qui per presentare al sindaco la mia proposta di Support che lui ha accolto a braccia aperte. L’ha voluta a Venezia. Ed era proprio qui in questi uffici che l’ho presentata quindi sono molto contento di chiudere il ciclo presentando una nuova scultura che apre un ciclo nuovo”.
Si chiama Baby 3.0, la nuova monumentale creazione di Lorenzo Quinn, una scultura sorprendente ed iconica simbolo di rinascita e speranza per il futuro. Si staglierà sul Canal Grande fino al 31 ottobre 2022.
Una scultura simbolo di rinascita
“Baby 3.0 nasce tempo fa. Un bebè, soprattutto in queste dimensioni, non si può concepire da solo. Io sono sposato da 35 anni con mia moglie Giovanna. Il bebè è un’opera che, in parte, abbiamo creato 20 anni fa che ora abbiamo deciso di rivisitare. Perchè crediamo proprio che il simbolo di quest’opera è la rinascita, quindi l’evoluzione, la metamorfosi. In qualcosa di migliore e differente. E’ quello che si vuole per il mondo. Un mondo basato sull’empatia, sull’amore, sulla salvaguardia dell’ambiente, la sostenibilità. Questa è un’opera che abbiamo rivisitato e sono molto orgoglioso di averla ri-concepita”.
Baby 3.0, in rete d’acciaio inossidabile e fusione di alluminio è alta 7 metri e larga quasi 9, una sorta di poesia sulla vita scritta a caratteri cubitali tra il cielo e l’acqua di Venezia.
“Venezia ce l’ho nel cuore perchè la mia famiglia è veneziana, dalla parte di mia madre. Mia cugina, Lorenza, è la project manager di questa scultura e mi ha assistito in tutte le altre sculture. A partire da Support che era a Ca’ Sagredo, a Building Bridges che è ancora all’Arsenale. Prima ancora This Is Not A Game che era a San Servolo. Sia dal punto di vista emozionale che dal punto di vista della mia carriera, Venezia è stata ed è ancora, la città più importante”.
Baby 3.0 e il rapporto di Venezia con l’acqua
E’ un’opera che, in modo singolare, mette in connessione il bacino di una donna e il bacino di San Marco. Segno del rapporto vitale tra Venezia e l’acqua. Così come dall’acqua nasce la vita, la trasformazione, il cambiamento.
“Venezia nel mondo dell’arte, secondo me, è la città che più può spargere un’idea importante. E’ necessaria oggi. Purtroppo dopo questo momento difficile che ancora stiamo vivendo del Covid. E’ stato un momento molto difficile, per tutto il mondo, che in qualche modo ha unito il mondo. C’è stato un momento di empatia, perchè la gente sapeva quello che stava succedendo, non solo nel loro paese, ma anche negli altri. Poi purtroppo durante questo momento di questa guerra, che sta andando avanti, in Ucraina. Da qua lanciamo questo messaggio, perchè Venezia è sempre stata all’avanguardia. Da qua lanciamo questo messaggio di una speranza, di un cambio”.