21 febbraio 2020: due anni fa veniva scoperto il primo caso di covid a Vo’ Euganeo. Da allora sono trascorsi due anni da incubo per l’intero pianeta. Luca Zaia ha ricordato nella diretta di oggi i primi giorni e le accuse di razzismo da parte di chi non ha ancora chiesto scusa.
Le parole di Luca Zaia
“Siamo qui dopo 24 mesi, io penso che oggi sia la giornata dei bilanci ma soprattutto dei ringraziamenti. Siamo qui perchè siamo stati una squadra, cioè i veneti. Ringrazio quindi le prime linee, tutti i sanitari senza distinzione di ordine e grado ed ovviamente i volontari. Ringrazio tutti i veneti. Io guardo i dati il 90% dei veneti sono vaccinati e deve restare negli annali che noi stiamo vivendo una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità.
I bambini perchè sono stati il mio faro, perchè è stata la parte nobile di questa comunità sempre attente ad ogni forma di formazione. Ricordiamoci che i bimbi e gli adolescenti sono quelli che hanno sofferto di più l’essere chiusi in casa. Oggi è anche una giornata di celebrazione. Celebrazione del vostro coraggio e della vostra professionalità perchè se noi non avessimo avuto voi sarebbe stato un campo libero per il virus. Vi ricordo intanto che il 30 gennaio del 2020 l’OMS dichiara l’epidemia mondiale”.
L’inizio della pandemia
Continua Luca Zaia: “Il quattro febbraio del 2020 io faccio la prima uscita che diventerà impopolare, cioè viene fuori che dico ‘guardate, siccome c’è una dichiarazione di epidemia a livello mondiale dell’OMS, valuterei di mettere in isolamento fiduciario, vuol dire far stare a casa tutti i ragazzi che rientrano dal capodanno cinese, che siano cinesi, padovani o trevigiani a prescindere, ma che rientrano dalla Cina, prima di metterli in classe, fargli un isolamento fiduciario come si fa quando si ha il morbillo o una malattia infettiva per evitare di portare infezioni all’interno delle scuole.'”
“Apriti cielo, voi vi ricordate il razzismo di nuova generazione e altre menate del genere. Oggi noi abbiamo quasi settantamila bambini che sono stati isolati con isolamenti o quarantenati in casa, nessuno dice più nulla. Allora viene fuori una grande polemica, sempre i soliti che criticano ma che poi non hanno il coraggio di dire scusateci. Ventun febbraio è la data D-day. Il ventun febbraio alle quattro e mezzo del pomeriggio giù di li, mi chiamano e mi dicono abbiamo il primo paziente Covid.”